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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
21/09/07
Doug Lefler, L'ULTIMA LEGIONE
[A gate from an ancient world at La Rocchetta. Foto di Marzia Poerio]
2007. Basato sul romanzo omonimo di Valerio Manfredi, Milano, Mondadori, 2006. Sceneggiatura: Jez Butterworth, Tom Butterworth, Carlo Carlei, Peter Rader. Fotografia di Marco Pontecorvo. Con Colin Firth, Ben Kingsley and Aishwarya Rai
Odoacre invade l'Italia e depone il tredicenne ultimo imperatore d'Occidente Romolo Augustolo dopo averne ucciso i genitori, confinandolo con l'istititore Ambrosinus su una fortezza a Capri, da dove un gruppo di valorosi (tra i quali una guerriera indiana) lo libera, riparando nella Britannia oppressa da un tiranno. Presso il vallo di Adriano si svolge una battaglia decisiva alla quale partecipa l'ultima legione rimasta fedele a Roma. È qui che Ambrosinus si rivela essere Merlino; e la spada di Giulio Cesare assegnata a Romolo è Excalibur...
Sgombriamo subito il campo dalle incongruenze storiche di questo film (non del volume di Manfredi che, sebbene ascrivibile in parte al settore "fantasy", presenta anche elementi di romanzo storico e fornisce in parte fatti attendibili). Per un repertorio delle inesattezze della pellicola rimandiamo alla voce di Wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/The_Last_Legion, che propone anche qualche informazione cólta sui rapporti con le leggende arturiane.
Chiaramente questo è più un film di genere che un'impresa di ricostruzione culturale di Roma in decadenza: "fantastorico" lo definisce una recensione non firmata su "Cinematografo" (http://it.movies.yahoo.com/l/lultima-legione/recensioni-1626259). È stato realizzato con un budget non elevato, il che ci sembra un pregio invece che un difetto. Gli effetti speciali sono limitati e i duelli sono presentati come azioni di corpi reali che si scontrano e si combattono, con un realismo che ricorda le pellicole a sfondo storico del passato sull'antichità; diciamo che per questi suoi aspetti è più simile, ad esempio, all'EROE DI SPARTA (1962, regia di Rudolf Maté) che al film 300 (2007, regia di Zack Snyder, tratto da un romanzo di Frank Miller).
Vari critici hanno trovato L'ULTIMA LEGIONE noioso (cfr. http://www.rottentomatoes.com/m/last_legion/); noi no.
Altri critici lo rimproverano di essere un film per ragazzi più che per adulti: è un difetto? Se il sangue non corre a fiumi in quel modo che in inglese si definisce "graphic", ciò ci appare un aspetto positivo anziché negativo. O l'approccio postmoderno presuppone atteggiamenti alla Tarantino anche nei film sul V secolo dopo Cristo? Non stiamo dicendo che questa sia un'opera eccelsa; non di meno, nei suoi tratti di intrattenimento in quanto azione, ci pare godibile.
Anche l'aspetto fantastico non è male: il collegamento col ciclo arturiano deriva dalla recente saggistica che retrodata il ciclo appunto alla fine dell'impero romano e ha dato origine al film KING ARTHUR (2004, regia di Antoine Fuqua, sceneggiatura di David Franzoni).
Semmai lascia perplessi che, sul piano sociale, non ci sia una più marcata linea ideologica. La caduta dell'impero dei Cesari potrebbe essere paragonata a quella dell'Occidente contemporaneo? Ideologie ce n'erano, nei film degli anni Sessanta su Roma (per restare all'esempio di poco sopra, Le Termopili come difesa della democrazia contro la tirannide, allegorica della situazione contemporanea all'uscita di quel prodotto visivo).
Tuttavia, anche se i riferimenti politici lasciano a desiderare (forse è proprio la loro latitanza che bisognerebbe prendere in considerazione, a parte la concezione di fine di una civiltà spesso ribadita da vari personaggi), non mancano i riferimenti chiamiamoli etici: il film è sulla lealtà a tutti i costi agli ideali (anche sbagliati: fedeltà a un imperatore che era incarnazione di un'autocrazia?); e sulla fedeltà all'amicizia e alle persone con cui si va avanti nella vita (in contrasto con le concezioni attuali sul tradimento, cfr. in questo numero di "Carte allineate", in data 9-9-2007, la recensione sul libro di Turnaturi).
Gli attori sono bravi: Colin Firth e Aishwarya Rai in particolare, che consentono un mix globalizzato di arti marziali occidentali e orientali, nonché una storia d'amore a prima vista e un po' alla Bollywood.
Quanto a stelle, alla fine dei conti, però, non si potrebbe andare oltre le due e mezzo...
[Renarto Persòli]