09/09/07

Aldo Carotenuto, ÉROS E PÁHTOS. MARGINI DELL’AMORE E DELLA SOFFERENZA


[Éros and páthos as conveyed by a stone rose. Foto di Marzia Poerio]

Nella ristampa attuale (Milano, Bompiani, 2006), una nota alla prima edizione del 1986 ribadisce la difficoltà definitoria di un campo come quello dell’amore per eccellenza soggetto alla mutevolezza e a sfuggire ai tentativi classificatori che lo vogliano “ridurre, esaurire, banalizzare” (p. IX).

Tra le chiavi di lettura proposte, pare prevalere l’interpretazione secondo le impostazioni del processo di individuazione che potrebbe condurre a una migliore conoscenza di sé tramite l’esperienza della relazione e di conseguenza a un maggiore rispetto o a una più elevata tolleranza per entrambi i partner.

“Essere implicati significa prender parte alla vita interiore di un’altra persona” (p. 108). Ne consegue che della dinamica di éros e páthos fanno parte corpo, anima, solidarietà, dolore, accettazione delle contraddizioni, solitudine, mancanza, immagine, accettazione dell’irrazionale: tutte dimensioni affrontate nel volume.

Un effetto importante hanno anche le esperienze normalmente vissute come negative e che già alla prima edizione suscitarono reazioni da parte dei lettori, come rivela l’autore, soprattutto riguardo il tradimento: concepito, quando si verifichi, come un sintomo di problemi della coppia affrontabili e forse superabili; e distinto dall’adulterio inteso invece come esperienza non conoscitiva, statica e coinvolgente solo il partner che lo perpetra. “Perché il tradimento assuma una valenza psicologica”, scrive Carotenuto, “dobbiamo inquadrarlo nell’ambito più ampio della fedeltà a se stessi: il tradimento mette in gioco la nostra autenticità” (p. XIV); è una sofferenza collegata al “trauma della perdita” e ha un sostrato edipico (p. 91); riflette l’utopia di un’aspettativa di fiducia piena e totale irrealizzabile nella realtà; è un aspetto di “integrazione dell’ambivalenza” (p. 94); costituisce una dinamica di corresponsabilità tra chi lo perpetra e chi lo subisce.

Secondo Carotenuto, in generale nella relazione a due, proprio quando essa sia autentica e duratura, questo accade:

“[…] la totalità è una dimensione che noi vagheggiamo, ma è più un mito che una realtà. Rinunciare al mito, uscire fuori dalla simbiosi, significa che nel rapporto si sperimenta continuamente la separazione da ciò che si ama, ciò che amo non sarà mai completamente mio. L’accettazione della realtà costringe l’uomo a riconoscere la propria fondamentale e strutturale solitudine anche in quelle situazioni che sembrano scongiurarla” (p. 48).

A ciò si accompagna la necessità della consapevolezza che l’interiorizzazione dell’altro è alla base del rapporto amoroso.

Una delle considerazioni conclusive è la seguente: “Solo con lo sviluppo della consapevolezza possiamo comprendere ciò che è veramente importante per la nostra salute psichica, e cioè che nulla dipende dagli altri” (p. 167). È dunque capace di amare chi riesce a essere profondamente se stesso, cautelandosi anche per quanto possibile dalla sofferenza senza per questo evitare di esporsi?

[Roberto Bertoni]