16/08/07

Massimo L. Salvadori, L’IDEA DI PROGRESSO. POSSIAMO FARNE A MENO?

Roma, Donzelli, 2006

L’idea di progresso si proietta sulla modernità in particolare con l’illuminismo, caratterizzato alla fiducia in un futuro di liberazione dalle costrizioni della miseria, della tradizione e delle calamità naturali; prosegue nel positivismo, connotandosi di due principali colorazioni, quella liberale e quella socialista. Il marxismo ha perseguito un concetto di progresso spostato dal suo obiettivo iniziale dell’uguaglianza e della giustizia sociale da un certo punto in poi, che è quello delle burocrazie di stato, della limitazione della libertà personale e del sistema economico centralizzato. L’altra via, quella socialdemocratica, pare aver corso maggiore nella contemporaneità, con l’idea di democrazia e la pratica delle riforme anziché della trasformazione rivoluzionaria della società.

Salvadori ripercorre questi itinerari ideologici con lucidità e chiarezza, notando come oggi l’idea di progresso sia entrata in crisi di fronte alle prospettive di un futuro incerto sul piano ecologico, della difficoltà di governare, dei processi di globalizzazione.

Nel mondo in cui oggi viviamo, pare obsoleta la concezione di progresso intesa nel seguente modo:

“un perfezionamento continuo e indefinito delle facoltà dell’uomo e successo crescente nel perseguire il massimo della felicità individuale e collettiva mediante l’armoniosa integrazione di indagine razionale, ricerca scientifica, tecnologica, sviluppo economico, istituzioni politiche e sociali, etica privata ed etica pubblica” (p. 13).

In particolare, nel pianeta globalizzato, da un lato progrediscono scienza e tecnologie, ma dall’altro esse sono controllate dal grande capitale; i valori si universalizzano ma sono i valori dell’Occidente; “in luogo del benessere dell’umanità” si ha “il benessere a misura del mercato” (p. 98). Salvadori fa scaturire “da tutto ciò una domanda: stabilito che la globalizzazione dei neoliberisti costituisce la dissoluzione dell’idea di Progresso, dobbiamo rinunciare all’idea stessa?” (p. 99).

La risposta è di non rinunciare all’idea di Progresso, bensì di rinnovarla, aggiornandone contenuti e finalità ma rispettando le sue origini di intendimento sociale e scopo di crescita collettiva dell’umanità.

Chi compila queste note concorda con l’autore dell’agile e utile saggio qui recensito.


[Roberto Bertoni]