15/08/07

Mauro Ferrari, FRAMMENTI


[The finding of a white stone. Foto di Marzia Poerio]


I

Non conosco nomi per questo tramonto ventoso: dovrebbe essercene uno tanto appropriato che chiunque possa capire e dire "ecco, ho visto anch'io e conosco quel nome, quel tramonto e quel vento."


II

Case sventrate mutano ogni giorno; gli spazi aperti decadono a “paesaggio moralizzato” o “natura morta con osservatore”. I cumuli di terra sono coperti da mattoni, sacchi di cemento, assi e badili posati con logica apparente, ma è difficile capire se qualcosa venga costruito o meno. Dov’è l’abisso fra un bombardamento e una ricostruzione se non ne colgo che un attimo, un’immagine senza direzione, la direzione ma non il senso?

Il filo può condurre fuori alla salvezza, o di fronte ancora e sempre al minotauro; oppure perdersi nel labirinto e non portare in alcun luogo: l’uomo che torna dai mostri segue un filo che una mano fiduciosa ha creato senza posa, perché nessuno osasse tranciarlo.

E qualche muro s’alza, lentissimamente, costruzioni astratte compaiono improvvise alla mia vista, ma altro sembra disgregarsi e tornare al caos. Questa villetta ha una balconata nuova che si protende come un'escrescenza dal pianterreno, eppure la poca erba del prato che ieri mi era apparsa un trionfo è stata ingoiata da zolle immacolate, quasi per contrappasso. Tegole e attrezzi sono ammassati al pianterreno, ieri deserto; parti del muro sono state sventrate da poco per incardinare porte e finestre, che compariranno chissà quando, fra un attimo o mai. Cosa viene mai costruito, da chi e a quale fine? Dov’è l’uscita dal labirinto?


III

Ma raggiunto il valico, con i prati d'erba radissima che a stento venava la roccia oltre il bagliore dei licheni, apparvero i cumuli di pietre che i viaggiatori avevano eretto nel tempo; senza un progetto evidente, ma in una forma finale che non può essere che quella tozza piramide troneggiante bianca sul verde logoro: forma che ogni aggiunta ha contribuito a creare, annullando la possibilità di altre, che pian piano svaniscono agli occhi.

Si raccoglie una pietra e ci si avvicina con rispetto, cercando d'innalzare un poco la pila. Colpisce la cieca inutilità del gesto, che ha il solo scopo di dire (a chi?) "anch'io sono stato qua, ho dato il mio apporto" (a cosa?); perché si può solo aggiungere una pietra, bianca, che completi l'opera per quell'istante. Un dono del proprio lavoro, il sacrificio, dove respirano solo i licheni; un atto di testimonianza - io sono stato qui - che per i prossimi visitatori significherà "qualcuno è stato qui, ha parlato alle pietre, e queste gli hanno risposto, riaccompagnandolo a valle col proprio candore".