Edizioni Gazebo (http://www.emt.it/gazebo/), 2006
Un piccolo libro per scrivere un romanzo in versi. Nonostante il sottotitolo, lo chiamerei romanzo e non racconto, perché le trentatré poesie che lo compongono non catturano un frammento d'esperienza, ma narrano un'intera vicenda. Per la parte che assume qui lo sguardo, la "ripresa" degli eventi, può essere gustato come un delizioso film musicale dal plot lineare : il viaggio, lungo e necessario, la costruzione della casa, la riproduzione, l'allevamento ( con l'ipotesi della selezione o del rifiuto), la crescita, l'amore, infine la partenza. Le vicende di una coppia che diventa famiglia, quindi torna a essere una coppia di Balestrucci, passeriformi simili alle rondini, ma di corpo più minuto.
Un libro con la grazia di un Balestruccio, piccolo oggetto naturale, nato senza sforzo, che quasi si costruisce da solo – un ritmo leggero e veloce – e viaggia ignorando deviazioni, o ritorni, dall' inizio alla conclusione. E' vero, la presenza umana si muta, a un certo punto, da tenera osservazione a caritatevole intervento sul destino di un piccolo caduto dal nido, interrogazione sulla logica e le modalità di un destino diverso, per uno solo dei cinque nati. L'autrice s'interroga sulla vita, uguale in tutti, e in ogni specie diversa:
“vedi come le minuscole teste
ciondolano su quei corpi fragili? come nei suoi inizi
la vita è fragile come fragile
vuol dire tuttavivente ancòra
nel mite affidamento – nella debolezza
che d'una vita fa una vita sola degna
d'esser vissuta?”
Gli uccelli, nei quali la natura ha trovato la forza di sottrarsi alla legge di gravità, spingono noi lenti bipedi a quell'amore e a quell'ammirazione che aveva già fatto stendere a Leopardi il suo bellissimo Elogio. Così la Bettarini:
“adesso – affrancàti – attendono
il silenzio – il trillo – lo sciamante
richiamo –
l'euforia che li tira
in alto a provare il volo periglioso
lucente del proprio istinto”.
Creature ispiratrici di tanta poesia del Pascoli, che li osserva e li ascolta leggendo nel loro canto e nel loro moto un destino intriso di dolore, sotto molti aspetti simile a quello degli uomini. Una somiglianza, quella dei comportamenti dei passeriformi con i comportamenti umani, dalla quale Mariella Bettarini si lascia tentare:
“e dopo la fragilità cògli la grazia – cogline
la pazienza nell'attesa – immedésimati
nel batticuore che li squassa
nel tremore
di tutto il corpo (se l'hai provato:
e l'hai provato)
nel terrore
che non torni – che non ritorni più
la madre;”.
e altrove, chiamando per nome la coppia di volatili:
“Riù si desta completamente – anch'egli
avverte il vuoto che s'è fatto
lì dentro ora
stretto s'accosta
alla compagna – la sua Vir – la madre
dei rondinotti [...] i due
sono al caldo – stretti
s'ascoltano : "caro Riù..." – "Vir
mi vuoi bene?".
Echi letterari e paziente quotidiana scoperta della vita nella sua magica bellezza, nel suo mistero. Mariella Bettarini ci ha fatto dono di un piccolo libro vero, una poesia delicata e certa, che – come raccomanda in esergo Cesare Zavattini – sa "raccontare la realtà come fosse una storia ".
[Piera Mattei]