22/08/07

Kim Ki-duc, TIME


[Is identity a perplexed mask? And what is that desperate something in the background? (Relief from the walls of La Serra). Foto di Marzia Poerio]


TIME (film distribuito nelle sale cinematografiche nel 2006); regia e sceneggiatura di Kim Ki-duc; fotografia di Sung Jong-moo; con Sung Hyun-ah, Ha Jung-woo, Park Ji-yun, Kim Sung-min. IL VOLTO E L'ANIMA, a cura di A. Pezzotta: interviste di Federica Aliano a Kim Ki-duc e di Lorenza Pignotta a Lee Il-hoo; scritti di Huh Moon-yung, Umberto Galimberti e Alberto Pezzotta. Confezione contenente dvd e volume, Milano, Feltrinelli, 2007.

Seh-hee (pronuncia Sehì), insicura sull'amore del fidanzato Ji-woo, decide di cambiare volto tramite un'operazione di chirurgia plastica; gli si riavvicina dopo sei mesi e i due riallacciano una storia, con nuove insicurezze da parte di lei, che, ora ribattezzatasi See-hee (pronuncia Sahì), non sa se lui si sia innamorato di un'altra o di nuovo di chi See-hee era in precedenza; gli si rivela per mezzo di una maschera rappresentante Seh-hee sul volto di See-hee; dopo di che anche Ji-woo si sottopone a un'operazione che gli cambia il volto, ma quando lo viene a sapere See-hee, non rivelandosi Ji-woo sotto la sua precedente identità, lei intreccia una relazione con un uomo che potrebbe essere un altro. Un incidente stradale uccide il vero Ji-woo? Perché alla fine See-hee si ricostruisce di nuovo il volto per risultare irriconoscibile?

All'inizio del film, Seh-hee si imbatte in una donna che ha una benda dopo un'operazione; e questo sembra darle l'idea di ricorrere alla plastica facciale; alla fine del film, Seh-hee scontra per strada See-hee quando quest'ultima esce dalla clinica con una benda sul volto. La ciclicità, le simmetrie, gli enigmi costituiscono una componente significativa di questa storia ambientata in parte in zone urbane, caffè, interni di case ordinate e luminose; e in parte sull'isola di Mo tra le sculture all'aperto, in riva al mare, di Lee Il-ho.

Se questo film è sull'identità, la gelosia, l'amore, la perdita, la riconferma di sé e degli altri, va detto che i simboli lo percorrono, tra questi, qui rappresentata dal mare, l'acqua che, come rivela il regista nell'intervista con Aliano, ricorre nei suoi film "perché è simile alla nostra vita: incontra e riflette molte cose diverse" (nel volume cit., p. 53); inoltre "galleggiare significa incertezza, dato che non esiste niente di stabile, ma anche libertà" (p. 52).

Da un lato, la storia procede con le citate simmetrie e strutturalmente per differenze minime ma essenziali tra i comportamenti dei due protagonisti che modificano la propria identità mentre si verificano reazioni a catena provocate da tale decisione. Dall'altro lato, i simboli sono aperti e forse l'autore intende suggerire che non c'è una vera soluzione ai dilemmi esistenziali, che paiono costituire il fondamento di questa pellicola.

La base sociologica, oltre alla società coreana recente entro il più ampio quadro della società tardomoderna globale nei connotati di comportamento generale, è il dato specifico secondo il quale, come rileva Pezzotta (p. 38), metà delle coreane di meno di trent'anni ricorre a interventi di chirurgia estetica. La storia, nelle intenzioni del regista, come negli altri suoi film, ha un finale aperto affinché sia lo spettatore a proseguirla nella propria mente: "Il cinquanta per cento delle idee lo fornisco io, il resto lo lascio allo spettatore" (p. 57).

Questo film aperto e malinconico, di immagini nitide e colori colmi, prosegue una carriera cinematografica che ha all'attivo tredici film, di cui noti nel circuito occcidentale sono soprattutto l'inquietante L'ISOLA (2000); lo splendido e meditativo PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO... E ANCORA PRIMAVERA (2003); il doloroso LA SAMARITANA (2004), e sospeso tra realtà e fantastico FERRO 3: LA CASA VUOTA (2004).

[Renato Persòli]