Rivista in rete di scritti sotto le 2.200 parole: recensioni, testi narrativi, poesie, saggi. Invia commenti e contributi a cartallineate@gmail.com. / This on-line journal includes texts below 2,200 words: reviews, narrative texts, poems and essays. Send comments and contributions to cartallineate@gmail.com.
A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
Address (place of publication): Italian Dept, Trinity College, Dublin 2, Ireland. Tel. 087 719 8225.
ISSN 2009-7123
23/05/07
Ravi Chopra, BAABUL
[Bollywood shelf. Foto di Marzia Poerio]
BAABUL, 2006. Regia di Ravi Chopra. Soggetto di Achala Nagar. Sceneggiatura di Suresh Nair. Musica di Aadesh Shrivastava. Con John Abraham, Amitabh Bachchan, Smita Jaykar, Salman Khan, Hema Malini, Rani Mukerji, Om Puri, Sarika, Sharat Saxena, Parmeet Sethi, Aman Verma, Rajpal Yadav
La famiglia Kapoor ha un'impresa di notevole successo, vive nella ricchezza e con serenità. Balraj (Amitabh Bachchan) e la moglie Shobhna (Hema Malini) hanno un buon rapporto tra di loro e col figlio Avinash ("Avi") (Salman Khan), il quale, tornato dagli Stati Uniti, si innamora, ricambiato, di Malvika ("Millie") Talwar (impersonata dall'attrice Rani Mukerji). La prima parte del film è questa storia d'amore, resa con gesti semplici e un equivoco iniziale (Avinash non dice a Malvika di essere ricco, ma la bugia era a fin di bene: il chiarimento avviene sia con discorsi sulla menzogna, sia sugli intendimenti positivi di questo caso in particolare, lasciando già intravedere una modernizzazione del codice morale purché la finalità sia equa).
Nella seconda parte, si dipana la storia di Malvika e Avinash. Malvika ha un compagno d'infanzia, Rajat, il quale ne è innamorato a insaputa di lei, che si considera invece solo sua amica. Rajat si fa da parte per perseguire la felicità dell'amata quanda lei si sposa con Avinash; viene introdotto qui un altro elemento morale della pellicola, l'altruismo. Nasce un figlio, ma un incidente stradale stronca la giovane vita dello sposo pochi anni anni dopo il matrimonio. Il lutto è profondo e Malvika non riesce a uscirne.
Nella terza parte, Balraj, interpretando, in un momento di memoria selettiva, le ultime parole del figlio, il quale aveva mormorato un nome, comprende che si tratta di Rajat, lo trova e fa in modo che questo giovane e Malvika si avvicinino l'uno all'altra in modo più che amichevole. Gli sforzi di Balraj per sollevare Malvika dal dolore, eseguendo le ultime volontà di Avinash, vanno a buon fine, ma ci vuole tempo. Rajat rassicura Malvika in crisi e incerta se amarlo con frasi del tipo "Amo abbastanza per tutti e due"; o, quando lei gli chiede di darle tempo: "L'amore può aspettare anche tutta una vita". Prevale in breve l'abnegazione. I due, dopo mille esitazioni di lei, dovute all'affetto per il marito defunto e alla difficoltà a riprendere in mano la propria vita in modo positivo dopo il lutto, decidono infine di sposarsi.
Il film fin qui risponde in certa misura ad alcuni cliché e in altra misura a esigenze di catarsi tramite la rappresentazione delle gioie coniugali e poi del dolore; ma ora, nella quarta e ultima parte, prende una svolta improvvisa di carattere sociale, in cui la presenza scenica consistente di Amitabh Bachchan è centrale. Al momento del matrimonio, i componenti della famiglia Kapoor più conformi alle norme contestano il matrimonio di Malvika. Balraj, senza alzare la voce né irritarsi, ma con coraggio e chiarezza, si produce in un'accorata difesa della vita contro la morte, del diritto delle vedove non di respirare semplicemente, senza vivere, indossando vestiti bianchi e condannate alla mera sopravvivenza materiale, con due pasti al giorno ma senza felicità (parafraso il testo), bensì di godere della vita nella sua pienezza emotiva.
È una retorica che perora tanto al cuore (peraltro già citato in altri episodi del film come determinante nelle scelte in cui le emozioni devono dominare), quanto alla mente, al punto che persino il fratello tradizionalista si commuove, comprende gli errori commessi e c'è una generale riconciliazione. Con la propria investitura di Baabul (padre) due volte, naturale di Avinash e acquisito di Malvika, Balraj ha dato senza chiedere niente in cambio, ha difeso la possibilità di ricomporre se stessi rinnovandosi contro la mortificazione, ha agito verso il bene e la democrazia.
Non abbiamo affatto trovato BAABUL "sheer agony for the audience", come impietosamente lo definisce la recensione non firmata di http:// www. searchindia.com/ search/ bollywood. Semmai può essere vero che sebbene "the second half is too slow, [...] the climax is brilliant" (come si legge nella recensione di http:// www. idlebrain.com/ mumbai/ reviews/). In dvd, avendo la possibilità di rivedere, fermare, riavvolgere anche quanto sembrava un po' lento si rivela più accorto delle apparenze: le espressioni dei caratteristi, i movimenti durante le danze, l'uso della voce.
Non siamo tra chi ritiene che ciò che si dice sia secondario rispetto a come si dice. In BAABUL, il come è arte forse popolare e ha a proprio sostegno i colori, il melodramma, le canzoni (alcune modernizzate, altre più classiche).
Questo lungo film di Bollywood, a dire il vero, a noi è piaciuto (abbastanza).
[Renato Persòli]