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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
Address (place of publication): Italian Dept, Trinity College, Dublin 2, Ireland. Tel. 087 719 8225.
ISSN 2009-7123
06/04/07
Riccardo Duranti, THE DISMAL VESTALS
[One of the memory posts was locked. Nevertheless, the river of memory flowed on. Foto di Marzia Poerio]
THE DISMAL VESTALS
Luminous they stand, wrapped in wonder,
as you seek in awe through their image
the Goddess you need to believe in.
Yet they are but faithless votaries of that ghost,
devout only to their maternal demons.
They might admit you briefly inside
their desecrated temples
and let you stoke the holy fire, a little.
They take gingerly your offerings and sacrifices.
Occasionally they let themselves go
and reward you with demure reservations.
Later, intoxicated with fear, reeling in self-slander,
they'll backlabel them as warnings
and blame you for not heeding them,
in your retrospective blindness,
for bleeding tears out of your poked in eyes,
for hurting as they kick you off their shrine.
When silence settles at last among the ruins
and only dry memories drip inside your head
you'll keep wondering at the source of all that light
collating it with the patterns in your current gloom…
LE FOSCHE VESTALI
S'ergono luminose, di meraviglia avvolte,
mentre tremebondo cerchi nella loro immagine
la Dea in cui hai bisogno di credere.
Eppure non sono che infedeli seguaci di quell'ombra,
devote solo ai loro demoni materni.
Magari ti ammetteranno brevemente all'interno
dei loro templi sconsacrati
e ti lasceranno attizzare un po' il sacro fuoco.
Con circospezione accetteranno offerte e sacrifici.
Ogni tanto si lasceranno andare
e ti compenseranno con ritrose riserve.
Poi, ebbre di timori e voltolandosi nell'auto-calunnia,
le retro-etichetteranno come avvertimenti
e t'incolperanno perché, nella tua cecità retrospettiva,
non te ne sei neanche reso conto,
perché piangi sangue dagli occhi che t'hanno cavato,
perché senti dolore mentre a calci ti cacciano dal santuario.
Quando infine sui ruderi sarà calato il silenzio
e in testa ti riecheggerà solo un secco gocciolio di ricordi,
t'arrovellerai sull'origine di tutta quella luce
confrontandola coi segni delle tenebre attuali…
A RICCARDO DURANTI ABBIAMO CHIESTO:
Hai tradotto spesso poesia, in particolare irlandese. Che rapporto c'è tra questa tua modalità creativa in inglese e italiano e la traduzione? Cosa significa per te scrivere in due lingue?
Ho cominciato a tradurre poesia ai tempi della laurea: prima le poesie di Robert Bly e poi quelle di Thomas Kinsella. Quindi si può dire che abbia cominciato dalla parte più difficile della traduzione e, come si vede, gli irlandesi sono comparsi quasi subito (e ci sono rimasti a lungo: Heaney, Muldoon, Longley, Ní Chuillaneáin, Kennelly, Crowe Serrano). Inoltre la traduzione ha giocato un ruolo importante nella mia evoluzione poetica: naturalmente ho cominciato a scrivere in italiano, ma avvertendo un certo disagio per i condizionamenti, inevitabili, della tradizione letteraria nazionale. Dopo un soggiorno di studi negli Stati Uniti ho cominciato a tradurmi e poi a scrivere direttamente in inglese, scoprendo una libertà espressiva inaspettata. In seguito ho tradotto poesia americana in italiano e mi sono reso conto che quella libertà si poteva raggiungere anche in italiano. Così ho ripreso a scrivere in italiano, liberandomi della soggezione che provavo in precedenza. Ho continuato ad alternare le due lingue (la lingua-madre e la lingua-amante: quella che si riceve e quella che si sceglie), tant'è vero che la mia prima raccolta si intitola BIVIO DI VOCE, proprio a indicare la scelta che mi si presenta all'inizio di ogni ispirazione.
BIVIO DI VOCE è anche il titolo di una tua poesia, oltre che della raccolta. Vuoi proporci il testo?
Il vento spinge la voce al bivio:
snidate dallo scuro delta
in mezzo alle due strade
parole frullano improvvise.
In brevi stormi fanno la spola
da un bordo all'altro del silenzio
inventando nell'aria sentieri segreti.
Se le tracce sospese bruciano
come sferzate
sull'abbagliante sfondo d'attesa
s'incide a volte una mappa d'ombra:
frastagliato reticolo di cicatrici
da seguire con l'occhio
per sentire in gola
il fantasma dell'ultima folata...
Che riferimenti ci sono nelle FOSCHE VESTALI alla tragedia classica?
Inaspettatamente, di recente elementi classici sono cominciati a riaffiorare nella mia poesia. La cosa ha sorpreso anche me. I ricordi del Liceo Classico e vivere a stretto contatto con le vestigia di Roma antica evidentemente esercitano i loro effetti a livello subconscio. Specie quando avvengono "collegamenti" esistenziali profondi con il proprio vissuto. Allora gli elementi si dispongono naturalmente come sulla scena della tragedia antica.
Ha importanza Jung nel tuo discorso poetico?
Credo proprio di sì, come in altri campi, del resto. Ma non ho mai sistematicamente esplorato le connessioni.
Cos'è a tuo parere la memoria? Come ci condiziona?
Forse è l'unica scia di consapevolezza che ci lasciamo dietro nella nostra fugace esistenza. Credo sia importante voltarci spesso a contemplarla, anche per capire la direzione in cui stiamo andando. E la poesia (insieme alla fotografia) mi pare lo strumento più efficace per fissarla, selezionandone gli elementi più significativi, anche per trarne auspici per il futuro.
[Intervista a cura di Roberto Bertoni]
Riccardo Duranti insegna Letteratura inglese e Traduzione letteraria presso il Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne nella Facoltà di Scienze Umanistiche de' "La Sapienza". Oltre a svolgere un'intensa opera di traduttore letterario (ha tradotto l'opera omnia di Raymond Carver), scrive anche poesie e racconti. Tra i suoi libri segnaliamo: BIVIO DI VOCE, Roma, Empirìa, 1987; THE ARCHER'S PARADOX. POEMS, London, The Many Press, 1993; MOMPEO E DINTORNI. HAIKU 1986-1991, Pro-loco e Comune di Mompeo, 1991; L'AFFETTUOSA FANTASIA. POESIE 1987-1997, Roma, Aracne, 1998; Riccardo Duranti e Rino Bianchi, MADE IN MOMPEO. HAIKU E IMMAGINI, Roma, Corbù Libri, 2007.