18/04/07

Giovanna Fra e Flavio Ermini, ALI DEL COLORE

Immagine di Fra e, ad essa sottostanti, parole di Ermini da ALI DEL COLORE, Verona, Anterem, 2007, pp. 26-27.




"1. Raggiunto da un vento terribile, il corpo si affida ancora una volta al colore per difendere la propria interiorità. Grazie al colore il corpo mostra più di un'identità. Puoi seguire nell'immagine riflessa nella fonte la tua trasformazione. I piani emotivi formano aree contigue, apparentemente prive di una vita di relazione. Il corpo e il colore rimangono nella loro intima classe di isole sperse. Il disegno che formano non ha compiuta chiarezza e segnala un'interruzione del passaggio verso la speranza.

2. La stanza ha lati ampliabili e il mio respiro ha una direzione verso l'alto.

3. Riconosco il punto del corpo dal quale la misurazione può avere inizio. Non riesco invece a trovare il punto dove essa potrà terminare" [1].


[1] La numerazione dei tre brani nell'originale è 2, 2.1, 2.2.


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Piera Mattei, IL FOGLIO NON È ESSO STESSO IL COSMO?

Non è facile parlare di un libro come ALI DEL COLORE, bello, elegante, enigmatico. Una pittrice, Giovanna Fra e un poeta, Flavio Ermini, si mettono a fronte, ma non si pongono in traduzione dalla pittura (segno, colore) alle parole.

Sappiamo, dalle RIFLESSIONI di Silvia Ferrari, che le immagini (segni, pennellate, colori) preesistono al testo. Non ne sono però il pretesto, perchè si tratterebbe in quel caso solo di un avvicinamento, a posteriori, formale, o inversamente illustrativo, un testo cioè che dà l'interpretazione alle immagini. Sarebbe il tradimento di un'arte che è tutta nella misura del peso e della durata della mano e dello sguardo sul pennello e sul supporto cartaceo.

Le immagini sono quindi stimolo a una narrazione, che si dipana in capitoli, scanditi da una loro interna logica. Il libro coincide con una proposta a fruire di quanto di misterioso e vero è scritto in brevi paragrafi, insieme o accanto a quel colore e a quel gesto, in cui nessuna figurazione, nessun racconto è alluso né lontanamente intuibile.

Sappiamo che Flavio Ermini si fa in altra sede ispiratore di una poesia totale, "dal foglio al cosmo". Ma il foglio non è esso stesso il cosmo? Non è qui su questa materia preziosa e umile, sulla carta, che due sensibilità si confrontano per produrre un solo oggetto-opera?

Silvia Ferrari compie il lavoro del critico. Non si propone come guida obbligata, per turisti dell'arte: fissa in una congruità critica, logica - all'interno di un discorso in cui le parole hanno saldi riferimenti - un incontro che senza il suo discorrere, senza le sue riflessioni, si scompone in una serie di stimoli, frasi, immagini e colori. E ciascuno resta libero di ricomporli in combinazioni diverse come in un personale caleidoscopio.

Schegge. Frecce. Ecco quelle che hanno raggiunto il bersaglio: "l'interminabilità della nascita", come concetto universale che ha a che vedere con la sfera esistenziale e creativa, con l'apparire del colore sulla carta. Le tracce che lasciamo sull'acqua, qualcun altro pronunciò queste parole. Ma qui è dolorosamente richiamato anche lo specchio d'acqua di Narciso, mito eterno del vergine padre di tutti gli artisti. La narrazione prosegue coinvolgendo la stanza, le case, la coppia, l'altro corpo come "luogo dove cercare salvezza".

"Aspetto che la voce metta in evidenza una bocca": il costruirsi del corpo con pazienza e per progressivi segmenti, intorno alla voce, alla bocca, lì dove risiedono i primi occhi, la prima capacità di riconoscere. Recupero della dimensione infantile.

Flavio Ermini ha ribadito più volte l'essenza della poesia come antipensiero, la pluralità espressiva come promotrice di una situazione precaria ma esaltante, la proposta della frantumazione dello sguardo. Si staccano i frammenti del discorso, si moltiplicano i lampeggiamenti poetici. Le immagini tracciate dal sapiente pennello di Giovanna Fra, più che da testo dal quale fare partire una narrazione, hanno l'andamento di un canto, di un controcanto ben armonizzato. Che dire, siamo rimandati a filosofia, poesia, arte e loro ineludibili legami. Abbiamo assaggiato un libro col quale restare in contatto, non da leggere e sfogliare una volta per tutte.