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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
06/03/07
UN'IPOTESI SU ELFRIDA (ALVARO E CALVINO)
[Elfrida is in China. Foto di Marzia Poerio - Erreti Faenza ceramics]
Sospetto che ci sia un rapporto tra SOLITUDINE, un romanzo breve di Corrado Alvaro del 1934 (in ROMANZI BREVI E RACCONTI, a cura di G. Pampaloni, Milano, Bompiani, 1994, pp. 29-82), e il racconto degli specchi (intitolato IN UNA RETE DI LINEE CHE S'INTERSECANO) di SE UNA NOTTE D'INVERNO UN VIAGGIATORE di Italo Calvino (in ROMANZI E RACCONTI, a cura di M. Barenghi e B. Falcetto, III, 1994, pp. 769-776). Il sospetto è dato dall'uso del nome Elfrida per un personaggio in entrambi e da altri dettagli non troppo visibili.
In SOLITUDINE, un narratore in prima persona va in treno dall'Italia a Berlino, conosce una viaggiatrice di nome Gertrude, che gli propone di scendere a Monaco e passare un po' di tempo a visitare la città con lei; lui rifiuta; lei gli lascia un numero di telefono che, arrivato a Berlino, lui utilizza senza ricevere risposta. A Berlino, però, il narratore conosce un'altra donna, Elfrida, di sinistra e indipendente, hanno una storia in cui lui vorrebbe essere innamorato, lei mette sempre con chiarezza che il loro non è un amore, anche se ha momenti di abbandono; si resta incerti alla fine se ha intrecciato una storia con lui per avere un figlio da uno sconosciuto e poi lasciare l'uomo che gliel'ha dato, o per curiosità, o perché lui era italiano; il racconto iniste spesso sulle differenze tra italiani e tedeschi e più in generale tra persone di nazionalità diverse.
Mah. Voglio dire che le differenze ci sono. A Calvino potrebbe essere piaciuta la modernità di Elfrida, emancipata, lavoratrice; anche la sua oscillazione tra abbandono e indipendenza; strano inoltre che Gertrude sparisca dal racconto così di colpo sostituita da Elfrida, una cosa che magari sarebbe potuta interessare a Calvino.
C'è però qualcosa di compatibile con Calvino nel romanzo breve di Alvaro. Ad esempio, l'incontro tra il narratore e Elfrida avviene in un bosco. La città è vista come labirinto e processo combinatorio: "Si aprivano strade ignote davanti a me, con elementi di altre strade vedute e la continua illusione dui riconoscerle; e la soprpresa delle infinite combinazioni e somiglianze degli angoli delle città" (p. 47). La modernità della grande città (che è uno dei temi di SOLITUDINE), vista nella sua anonimità, moltiplica le somiglianze. Ci potrebbe essere una parentela tra il seguente passo di Alvaro e l'uso degli specchi per raddoppiare da parte di Calvino:
"Mi aggrappavo al ricordo di Elfrida come della sola persona che tra tanti milioni di esseri mi conosceva, e tuttavia notavo che mille persone avevano i suoi stessi caratteri, o qualcosa che somigliava a lei, un cenno, un modo di guardare, e il modo dolce e quasi attento di inclinare il capo da una parte. Verso ognuna di coteste persone che potevano rassembrarla mi volgevo, mi legavo per un attimo, e anch'io facevo lo stesso gioco di esse, ed esse stesse si dovevano sentire nell'elemento fluttuante che mi dominava. Pensavo attraverso quali ricordi di vite anteriori, di rassomiglianze con cose vere o finte sono fatti i rapporti degli uomini" (p. 52).
Al di là di eventuali somiglianze con Calvino, quello di Alvaro è un racconto intelligente, umano, ben scritto e ben costruito.
[Roberto Bertoni]