25/05/19

Anthony Hobson, J.W. WATERHOUSE

1989. London and New York (printed in Singapore), Phaidon, 2002

Trent’anni fa Hobson ascriveva l’opera di Waterhouse, uno dei pittori più apprezzati della sua epoca (1849-1917), non, come spesso era accaduto, alla corrente dei Pre-Raffaeliti, bensì a un filone classicista tardo romantico: “Waterhouse has wrongly been called Pre-Raphaelite, but he was a Romantic Classicist” (p. 9).

Il classicismo era dovuto a motivazioni di gusto e interessi, ma anche, secondo Hobson, al fattore autobiografico della nascita in Italia, che lo portò a contatto diretto con opere e soprattutto miti mediterranei e leggende.

Sebbene tra i suoi dipinti si qualifichino varie storie arturiane, anzi il più celebre dei suoi quadri è probabilmente la versione del 1888 di The Lady of Shalott (“morta di mal d’amore” per Lancillotto secondo la versione del Novellino, ripresa da Tennyson, che fu fonte più diretta di Waterhouse in questo caso), la maggior parte delle sue opere si ispira al mito classico dell’Europa meridionale, o a fatti storici di quell'area geografica (come The Remorse of Nero after the Murder of His Mother, 1878).

L’ispirazione iniziale d Waterhouse risiede, secondo Hobson, nell'interesse per Lawrence Alma-Tadema, più per i temi, si direbbe, che per lo stile. Invece, stando all’autore di questa monografia, esistono differenze significative rispetto al contemporaneo Edward  Burne-Jones (1833-1898), che era più rivolto a un mondo immaginario idealizzato nel Medioevo trascorso.

Tra i miti di Waterhouse, si stagliano, almeno per nostra preferenza, Ulysses and the Sirens, 1891; Hylas and the Nymphs, 1896; e Nymphs Finding the Head of Orpheus, 1900.

La connotazione narrativa di questi lavori è, come rileva Hobson, di sospenderli nel corso delle storie, poniamo non un’Ofelia shakespeariana distesa nell’acqua in cui è caduta e prossima al decesso come in Millais (1851-1852), bensì seduta sul ramo prima che si spezzi nella versione di Waterhouse del 1894.

Scrive Hobson che “there are no monsters in Waterhouse’s story-telling”; e, se superficialmente l’attrattiva dei suoi dipinti è spesso dovuta al misto di innocenza e sensualità delle giovani protagoniste femminili, c’è però una profondità riposta nella composizione esatta (p. 9); nell’uso realistico del colore, contrapposto alle tinte accentuate dei Pre-Raffaeliti; e nell’armonia del racconto.


[Roberto Bertoni]