03/02/19

Emiliano Zappalà, ESILIO


Anche gli occhi sono dei padri
dopotutto. 
                Sopravvissuti
al bianco e nero dei caffè
al plenilunio artificiale delle strade 
senza nome

L’emergenza è il pane scipito
lo scacco matto
il sintagma muto

Che eravamo poeti – ci dicono –
prima di questa pioggia 
eterna; di questo vento d’oltreoceano.

L’esilio è nelle ossa. 
Nell’esoscheletro delle parole senza 
terra, nelle mani sfinite
dalle notti senza guerra.

Dicono – torneranno
con gli ombrelli spezzati
gli occhi nuovi, di brace 
 – dicono – eppure, si saranno dimenticati
dei nostri coltelli ottusi, del nostro triste 
tempo di pace.