Giappone
1986. Titolo originale: 天空の城ラピュタ. Musica di
Joe Hisaishi
Il film, ancora vivace e fruibile nella
contemporaneità, ripercorre i motivi miyazakiani della condanna delle sfrenate
ambizioni militari, della dissipazione ecologica e della mancanza di
solidarietà e affetti.
I due bambini protagonisti, Sheeta, principessa
dell’isola di Laputa sospesa nel cielo, e Pazu, apprendista ferroviere, si
trovano coinvolti in una lotta contro il laputiano in incognito Muska, che
vuole far risorgere i robot massacratori e la potenza letale dell’apparato
militare laputiano, ottenuta tramite tecnologie avanzate, l’esercito terrestre
che vorrebbe impadronirsene, e un gruppo di pirati che alla fine si alleano coi
ragazzini e li proteggono.
Lieto fine, naturalmente, con sconfitta dei
malvagi e coronamento dell’affetto tra i giovanissimi, ma non senza aver attraversato
traversie e difficoltà.
Il riferimento a Swift è esplicito, citato nel
corso della pellicola. Implicito quello al “Castello dei Pirenei” (1959) di
Magritte.
Il cristallo magico con cui Sheeta si libra nell’aria
ci pare un elemento archetipico, radicato nell’arcano del mondo minerale del
mito tradizionale e unito alle tecnologie avanzate.
Colpiscono sempre il disegno nitido e il colore dei film di questo regista geniale, come
pure l’accompagnamento musicale calzante ed emotivo di Hisaishi.
[Roberto Bertoni]