[Statuettes (Dublin 2016). Foto Rb]
Natsume Soseki, E poi. 1909. Vicenza, Neri Pozza, 2016
[Edizione Kindle]
La parte
principale della fabula è articolata
sull’amore tra il protagonista Daisuke e Michiyo, la moglie di Hiraoka, ex
compagno di università del personaggio principale, che per lealtà verso l’amico aveva a suo tempo facilitato il matrimonio, restando col segreto di
una passione ricambiata, che rimane platonica anche quando i tre si
rincontrano anni dopo, ma sfocia in disastro psicologico e sociale per la sincerità
confuciana di Daisuke, il quale confessa l’infatuazione per Michiyo a Hiraoka: da qui un senso dell’onore ancora tradizionale spinge quest’ultimo a rivelare l'interesse dell'amico per la moglie alla
famiglia di Daisuke, che lo disereda ed emargina.
Questa superficie tradizionalista è percorsa dai ben diversi comportamenti
anticonformisti di Daisuke, insofferente delle convenzioni sociali al punto da
rifiutare le spose altolocate che, com’è proprio della sua posizione di classe,
gli vengono proposte da padre, cognata e fratello.
La sua
visione della società è modernamente fondata sulle convinzioni personali più
che sull’adeguamento alle norme: “A me […] sembra che ciò che si sperimenta
nella società non abbia alcun valore […], porta solo sofferenza”.
Daisuke
è, per autodefinizione, un dandy e un
intellettuale secondo il quale “può darsi che l’esperienza legata al pane sia
necessaria, ma è necessariamente triviale. Non vale la pena di essere un uomo
se non ci si può permettere il lusso di fare qualcosa che non ha alcun rapporto
con il cibo o con l’acqua”.
Viene
varie volte citato D’Annunzio, assieme ad altri autori della modernità europea, in
chiave in parte di annessione, in parte di sconcerto: “leggendo i romanzi
occidentali, era sempre rimasto sconcertato dai dialoghi tra uomini e donne, a
suo avviso troppo audaci, troppo compiacenti, e soprattutto troppo franchi ed
espliciti. In lingua originale erano accettabili, ma in giapponese neppure
traducibili”.
Pervaso
dal sentimento che egli stesso definisce come ennui, critico delle città che “non erano altro che delle vetrine dove
si esponevano gli esseri umani”, difensore dell’autenticità e dei valori
spirituali e interiori, Daisuke respinge l’azione, finanche il lavoro, restando
tuttavia vittima dei propri sentimenti sinceri e impossibili.
Personaggio
moderno e modernista, diviso tra passato e presente.
[Roberto
Bertoni]