["A Chunyu Bai the man, and an A Ching one of the girls?" (Hong Kong 2016). Foto Rb]
Titolo originale Duidao, 1972. Traduzione dal cinese in francese di Pascale Wei-Guinot, Arles, Philippe Picquier, 2003
Come nell’Ulysses di Joyce, nel romanzo di Liu due
personaggi percorrono le vie della città, in questo caso Hong Kong, mettendone
in rilievo aspetti simili e contrastanti tramite il flusso di coscienza reso dal discorso indiretto libero.
I personaggi di Liu sono Chunyu
Bai, un finanziere in là con gli anni, emigrato da Shangai, che ha investito a
Hong Kong in patrimoni immobiliari, arricchendosi, e rimemora il vissuto mentre
osserva la configurazione urbana ingrandirsi e imbarbarirsi; e A Xing, una
quindicenne che sogna a occhi aperti di conoscere un principe azzurro che abbia
le fattezze degli attori da lei preferiti, tra i quali Bruce Lee e Alain Delon,
e immagina di divenire stella del cinema o vedette della canzone pop, mentre la
sua vita reale è quella di una famiglia povera, padre disoccupato, madre
lavoratrice, necessità anche per la ragazza di trovare un impiego in fabbrica, destino
al quale tenta di sottrarsi.
L’antinomia è, in parte,
tra la Hong Kong del denaro e delle opportunità e quella della povertà: “Dans
un endroit comme Hong-Kong l’argent est la clé de tout. Pour les gens riches, Hong-Kong est un vrai paradis.
Pour les pauvres c’est un enfer” (p. 152).
Si tratta però anche di
una contrapposizione tra età avanzata e giovinezza emergente, tra bilancio di
una vita e speranza del futuro.
Chunyu Bai e A Xing
assistono a volte alle stesse scene, per esempio quella di un furto,
commentandole da diverse angolazioni. Si incontrano al cinema senza conoscersi,
vicini di posto per la durata della proiezione, con riflessioni opposte riguardo
la persona che sta accanto. Infine, con un gioco letterario-psicologico,
sognano lei di lui e lui di lei in esperienze amorose.
L’orchestrazione è
affidata al percorso di flâneur e ai pensieri ricorrenti, cosicché si ripetono
i temi dominanti: dalla voce interiore di Chunyu Bai la speculazione edilizia,
soprattutto, e da quella di A Xing la cultura popolare come aspirazione di una
gioventù non disposta a schermi di vita tradizionali.
Una delle traduzioni del
titolo del romanzo in inglese è “Intersections”. Pare sia stato questo
meccanismo strutturale, ben evidenziato nel romanzo, ad attirare l’attenzione
del regista Wong Kar Wai, che dichiara di essersi ispirato a Liu nel film In the Mood for Love.
Wong e Liu sono autori di un volume, Tête
Bêche: A Wong Kar Wai Project, in cui vengono appunto definiti i meccanismi
strutturali che accomunano le due opere, quella letteraria e quella
cinematografica [1].
Quanto ci sia di
autobiografico nella narrazione di Liu, anch’egli emigrato da Shangai come il
suo protagonista, e in che modo la deterritorializzazione possa contribuire
alla creazione letteraria, lo mette in rilievo con chiarezza Leung Ping-kwan:
“From Liu Yichang we can see how a writer, amid the discordance
and confusion of deterritorialization, could inherit and make good use of past
cultural resources and personal experiences to break new ground in the face of
a new cultural environment. His work has gone through stages of angry criticism
and compromises, retreats and advances, to turn limitations into advantages. He
in fact is one of the few who inherited literary modernism from Shanghai,
combined it with the reality of Hong Kong’s unique cultural background, and
created a new vision of Hong Kong literature” [2].
NOTE
[1] Testo analizzato da Yau Wai Ping in
Martha P. Nochimson, a cura di, A Companion
to Wong Kar Wai, Oxford, Wiley & Sons, 2016, pp. 550-551.
[2] Leung
Ping-kwan, “Writing across Borders: Hong Kong’s 1950s and the Present”, in Deborah
L. Madsen e Andrea Riemenschnitter, a cura di, Diasporic Histories: Cultural Archives of Chinese Transnationalism,
Hong Kong University Press, 2009, p. 28.
[Roberto Bertoni]
[Roberto Bertoni]