05/09/16

Eric Hobsbawm, BANDITS


1969. Londra, Abacus, 2000


Il libro, ormai un classico, si occupa del banditismo sociale, distinto dalla criminalità normalmente definita come tale, ovvero dei fenomeni in cui il banditismo si presenta come disobbedienza civile, ribellione all’ordine costituito, soccorso nei confronti dei meno abbienti, dalle imprese inventate di Robin Hood alle bande di malviventi dell’Europa ottocentesca idealizzate dal Romanticismo all’esistenza del fenomeno in Cina, a fianco delle ribellioni contadine contro l’Impero, fin dalla notte dei tempi.

Se c’è stato in certi casi un uso politico, sempre complesso, per esempio da parte della rivoluzione maoista cinese, più spesso le motivazioni del banditismo sono separate da quelle della politica, coincidendo con una generica ribellione, connotandosi di ferocia e individualismo, agendo secondo schemi personalistici, per esempio nel caso di certe imprese mafiose, che dando l’illusione come in Salvatore Giuliano di aiutare il popolo si sono schierate dalla parte dei proprietari.

Il punto di vista di Hobsbawm, anche tenendo conto dei parametri temporali fino alla metà del Novecento, è che “banditry as a social phenomenon […] is about class, wealth and power in peasant societies” (p. 9). Tuttavia “”we shall be dealing essentially with a form of individual rebellion within peasant societies” (p. 19).

Il fatto essenziale, scrive Hobsbawm, è l’ambiguità della situazione sociale del banditismo. Il bandito “is an outsider and a rebel, a poor man who refuses to accept the normal rules of poverty” e asserisce la propria ribellione con la forza. Ciò lo porta dalla parte dei poveri e in contrasto con le gerarchie sociali. Tuttavia, al contempo, “the bandit is, inevitably, drawn into the web of wealth and power, because, unlike other peasants, he acquires wealth and exerts power” (p. 95).

Un capitolo è dedicato all’interpretazione letteraria del banditismo sociale, nata dalla leggenda orale e assestatasi con opere narrative, di poesia, ballate, canzoni e leggende, fino ai nostri tempi col cinema.


[Roberto Bertoni]