Pp. 1-27 of Nils Bubandt e Marijn van Beek, Varieties of Secularism in Asia: Anthropological Explorations of Religion, Politics and the Spiritual, Abingdon (UK) and New York, Routledge, 2012
Gli autori di questo saggio mettono in rilievo il fatto
che la secolarizzazione non coincide con la scomparsa della spiritualità e
della religiosità; e studiano il fenomeno, già notato nei confronti dell’Occidente,
applicandolo all’Asia.
Sostengono che, sebbene la modernizzazione sia avvenuta,
aspetti di spiritualismo sono ancora evidenti in vari campi, tra cui la
politica.
Portano l’esempio del tempietto per gli spiriti costruito
al momento della costruzione dell’aeroporto di Bangkok per pacificare le
creature dell’oltreterra, cioè una pratica spiritualista nell’allegoria per
eccellenza della modernità, l’aeroporto, che tra parentesi è uno dei più ben
organizzati, tecnologici ed efficienti del mondo.
La narrativa della secolarizzazione, o, come la
definiscono gli autori del saggio, “a clearly recognisable global master
narrative”, è divenuta “increasingly hegemonic in recent decades” (p. 11). E avanzano l’idea che “the claim
that the world is in the midst of a global clash between secularism and
religion has become generally accepted” (p. 12) alla luce dei conflitti successivi
all’11 settembre.
Ritengono infine che in Asia “secularism would not be imaginable without
the nation” (p. 13).
[Roberto Bertoni]