27/02/16

Catherine Lim, O SINGAPORE: STORIES IN CELEBRATION



[Food Court in Bugis (Singapore 2016). Foto Rb]


Catherine Lim, O Singapore: Stories in Celebration. Prima edizione 1989. In: The Catherine Lim Collection, Singapore, Marshall Cadvendish, 2011 (Edizione Kindle).


Voce critica di Singapore, non solo sul piano letterario, ma anche su quello politico con un blog i cui articoli vertono su problemi vitali come quello della democrazia e della transizione verso una società aggiornata alla generazione nata nel benessere e nel mondo tecnologico, Catherine Lim, autrice di parecchi racconti e romanzi, esamina con sguardo in parte satirico, in parte allarmato, la società singaporiana.

Il volume è composto da racconti fondati sui procedimenti dell’ironia e del paradosso, critici del conformismo.

“The Malady and the Cure” presenta il caso dell’impiegato modello Sai Koh Pan, “one of the faceless thousands in Singapore, rescued from the facelessness by a malady”. La malattia è quella  della troppa perfezione nel mettere in atto le prescrizioni del governo verso il comportamento lodevole, che si converte in uno stress esagerato, la cui cura è, secondo prescrizione medica, andare, assieme ad altri funzionari affetti da simile disturbo, ogni giorno nella confinante Malesia col permesso del governo, a sfogare l’ira repressa, le frustrazioni, i tabù di parola.

“Kiasuism: A Socio-Historical Perspective”, inventa la patologia del kiasuismo, ovvero l’esagerata predilezione per il risparmio e la costante preoccupazione per il denaro in genere, satireggiando i connazionali affetti da materialismo spinto all’estremo.

“Goonalaan’s Beard" vede il politico protagonista farsi crescere una barba sempre più lunga e invasa da parassiti per contestare l’incapacità dei suoi elettori al cambiamento.

Solo tre esempi, quelli qui sopra, della scrittura di Lim, fantasiosa, esuberante e autoironica (se la dedica del libro è ai singaporiani che amano ridere di sé); al contempo caratterizzata da un inglese di notevole qualità lessicale e dalle molte sfumature, talora intrecciato, ove lo richieda l’apparato mimetico, alla varietà, cosiddetta singlish, parlata colloquialmente a Singapore.


[Roberto Bertoni]