24/11/15

Christophe André, LES ÉTATS D’ÂME


Sottotitolo: Un apprentisage de la sérénité. Parigi, Odile Jacob, 2009


Si tratta di un libro che, accanto a metodi di psicologia cognitiva, confina con la meditazione buddhista in quanto strategia di promozione dell’attenzione e di emozioni positive.

Lo stato d’animo viene definito come “ciò di cui si prende coscienza estraniandosi dagli automatismi della quotidianità e passando dalla passività alla coscientizzazione di quanto accade dentro di noi” (p. 20).

Essendo caratteristico degli stati d’animo il contenuto emotivo accompagnato al pensiero, molti sono gli autori letterari citati nel corso della trattazione, in quanto hanno espresso spesso con precisione la riflessione sulla vita interiore.

Gli stati d’animo sono momenti psicologici complessi, legati tanto all’identità profonda della persona quanto al mondo esterno.

Gli stati d’animo negativi conducono in direzione del rimuginare (“la verifica eccessiva”, o eccesso di analisi dei problemi assillanti, p. 51) e del ritrarsi in sé, che si oppone alla positività della riflessione, che invece di porsi solo il problema ripetitivo del perché di quanto di male è accaduto, ricerca soluzioni costruttive ai problemi (p. 70). La funzione principale degli stati d’animo positivi è quella di aprire l’individuo verso lo spazio, consentendo “un’esistenza pacificata entro uno spazio rassicurante” (p. 49). Accanto a questi aspetti, esistono “gli stati malsani”, quali “il piacere della vendetta e del dominio”, opposti alle “sofferenze sane”, basate cioè sulla percezione del dolore e sull’ammissione conseguente della propria vulnerabilità, da cui partire per curarsi (p. 58).

Si si fugge dagli stati d’animo negativi senza elaborarli, essi risorgeranno più pervicaci. L’introspezione, avviata in Occidente da Agostino e proseguita da Montaigne (p. 84), dovrebbe condurre sia verso la comprensione dei momenti di sofferenza, sia verso la percezione dell’apollinairiana pienezza (p. 85).

Tramite una modalità meditativa della riflessione, o l’esperienza della natura, o il raccoglimento in sé, è possibile arrivare al “risveglio”, ossia a vedere il mondo con occhi diversi pur restando il mondo qual era in precedenza, come nello Zen (p. 89).

È importante rendersi conto e curarsi tanto delle negatività quali la collera e la violenza, quanto della “malattia materialista” (p. 287), che conduce al consumismo fondato sul desiderio insano e scorretto, come pure, patologia tipica, al consumo esagerato di cibo per soddisfare falsamente il desiderio. Si tratta di un “sregolatezza degli stati d’animo”, che conduce a “canalizzare le energie verso l’inutile e lo sterile” (p. 293), cui contrapporre l’equilibrio coscientizzato (p. 289), il risveglio delle “capacità di coscienza pienamente realizzata, presenti in potenza in ogni essere umano” (p. 333), ovvero una laicizzazione psicoterapeutica della meditazione buddhista (p. 334), comprendente l’attenzione (mindfulness) (p. 339) e la concentrazione sul “vivere l’istante presente” (p. 340), passando dalla modalità ossessiva del fare a quella serena dell’essere (p. 348).


[Roberto Bertoni]