09/04/15

Kawakami Iromi, MOGERA WOGURA



[Mistery behind the doors? (Nara 2013). Foto Rb]


Kawakami Iromi, “Mogera Wogura”. In Speculative Japan: Outstanding Tales of Science Fiction and Fantasy, ed. G. van Troyer and G. Favis, Fukuoka, Kurodahan Press, 2007, pp. 235-252


Avevamo recensito su Carte Allineate un romanzo di Kawakami: Strange Weather in Tokyio. L’autrice aveva iniziato la propria carriera con racconti di fantascienza. Il titolo di quello qui presentato si riferisce a una specie animale: un tipo di talpa che ha il proprio habitat nell’Asia Orientale.

“Mogera Wogura” insiste, con ironia e leggerezza, che mascherano la drammaticità, sulla differenza e la relatività delle prospettive dei conformisti e dei diversi, tramite una narrazione in prima persona in cui la talpa, kafkianamente, descrive il mondo dal proprio punto di vista: i canali sotterranei che adopera uscendo dalla metro per andare a casa dalla moglie; le interrogazioni occasionali degli umani con cui lavora, stupiti un che dall’apparenza di quest’essere che prendono in castagna scoprendolo non umano; ma anche l’inquietante tenere, da parte degli animali, in stato di prigionia vari esseri umani, con inversione dell’ingabbiamento degli animali da parte degli umani nella realtà.

L’introduzione all’antologia in cui si colloca il racconto di Kawakami è piuttosto utile per accostarsi alle tendenze della fantascienza giapponese (ma nel caso di “Mogera Wogura” sarebbe piuttosto il caso di parlare di fantastico). Vengono, a ogni buon conto, individuate varie fasi, seguendo lo schema proposto da Yamano Kōichi: gli inizi a partire dal Rinnovamento Meiji (1866-1869), con importazione di opere straniere e loro imitazione; una seconda fase di adattamento e acquisizione; infine la creazione di opere originali autoctone, queste ultime con molte diramazioni tematiche, ma soprattutto quelle, non sorprendenti se si pensa alla storia e allo sviluppo post-bellico del Giappone, nucleari-ambientali, cibernetiche e aperte a nuove modalità di esistenza.

Questo, per lo meno, nel campo della narrativa. Va considerato, come nota giustamente Gene von Troyer nell’Introduzione al volume, che la fantascienza giapponese include anche un terreno globalizzato che ha contribuito a creare e che si riversa sui rapporti di modellizzazione influendovi a livello tematico e stilistico: si tratta della profusione di fumetti, film di animazione, giochi elettronici che hanno la fantascienza a spunto o a motivo centrale, tanto che oggi si potrà parlare non tanto in termini nazionali o di differenze culturali quanto di ciò che ovunque è “coincidentally similar and globally shared” (p. 15).


[Roberto Bertoni]