["Those two little thoughtless Chinese ads... by contrast to the film we'd seen..."
(Paris 2014). Foto Rb]
Zhang Yimou, Coming Home. China 2014. Con Chen Daoming, Zhang Huiwen,
Gong Li
Tratto da un romanzo di Yan Geling, come già I tredici fiori di Nanjing, questo film
conta su una recitazione di alto livello, non solo (sebbene forse soprattutto)
per merito di Gong Li, che entra nella parte di una donna di mezza età del
periodo della rivoluzione culturale come se fosse sempre vissuta in quella
realtà, con sorprendente naturalezza ed emotività non affettata; ma ottimi sono
gli altri due attori protagonisti: Chen Daoming, che conferisce profondità e
umanità al personaggio maschile, e Zhang Huiwen, quest’ultima non solo
allegoria della freschezza giovanile stroncata dal dramma familiare, ma anche
abile interprete dell’opera maoista degli anni Sessanta, di cui si vedono
alcune prove nel corso della pellicola.
La storia è quella di una famiglia lacerata
dalle vicende politiche. Il padre Lu Yanshi, professore universitario, fugge da
un campo di prigionia ove si trovava in rieducazione. Per timore delle conseguenze
negative sulla figlia, che partecipa a un balletto nell’opera delle Guardie
Rosse, e potrebbe avere una parte di rilievo, ma soprattutto per non rovinarle
il futuro, la moglie Feng Wanyu non lo accoglie in casa. La figlia Dandan, per
ingenuità, seguendo la promessa di un ruolo chiave nell’opera da parte di un
funzionario del Partito Comunista, denuncia il padre, facendolo riarrestare.
Da quel momento si attua una nemesi e una
rettifica delle coscienze dei protagonisti. Wanyu rifiuta di convivere con la
figlia per il tradimento del padre da parte di lei. Dandan si autopunisce,
chiudendo la carriera artistica e andando a lavorare in fabbrica, occupandosi
inoltre della madre che per il trauma ha perso parte delle sue capacità mentali
e della memoria. Quando Yanshi torna a casa, riabilitato, deve fingere di
essere un vicino e cura la propria famiglia restando con la propria vera
identità per la figlia, che perdona, ma sotto false spoglie per la moglie che non lo
riconosce.
Passano gli anni, si giunge alla vecchiaia in
questa storia che, oltre al risvolto politico, è, si direbbe più di ogni altra
dimensione, un’elegia della fedeltà coniugale, della
solidarietà familiare, del pentimento, della vita complessa degli individui colti in un periodo storico difficoltoso. Tutto risulta umano, nel bene e nel male. I colori sono tenuti in una gamma limitata e
non troppo accesi, a conferire ulteriori toni emotivi.
Esistono film di Zhang Yimou che non spingano
a pensare, oltre che ad ammirare l’estetica, le riflessioni e le passioni che
li animano?
[Roberto Bertoni]