29/12/14

Zhang Yimou, COMING HOME



["Those two little thoughtless Chinese ads... by contrast to the film we'd seen..." 
(Paris 2014). Foto Rb]


Zhang Yimou, Coming Home. China 2014. Con Chen Daoming, Zhang Huiwen, Gong Li

Tratto da un romanzo di Yan Geling, come già I tredici fiori di Nanjing, questo film conta su una recitazione di alto livello, non solo (sebbene forse soprattutto) per merito di Gong Li, che entra nella parte di una donna di mezza età del periodo della rivoluzione culturale come se fosse sempre vissuta in quella realtà, con sorprendente naturalezza ed emotività non affettata; ma ottimi sono gli altri due attori protagonisti: Chen Daoming, che conferisce profondità e umanità al personaggio maschile, e Zhang Huiwen, quest’ultima non solo allegoria della freschezza giovanile stroncata dal dramma familiare, ma anche abile interprete dell’opera maoista degli anni Sessanta, di cui si vedono alcune prove nel corso della pellicola.

La storia è quella di una famiglia lacerata dalle vicende politiche. Il padre Lu Yanshi, professore universitario, fugge da un campo di prigionia ove si trovava in rieducazione. Per timore delle conseguenze negative sulla figlia, che partecipa a un balletto nell’opera delle Guardie Rosse, e potrebbe avere una parte di rilievo, ma soprattutto per non rovinarle il futuro, la moglie Feng Wanyu non lo accoglie in casa. La figlia Dandan, per ingenuità, seguendo la promessa di un ruolo chiave nell’opera da parte di un funzionario del Partito Comunista, denuncia il padre, facendolo riarrestare.

Da quel momento si attua una nemesi e una rettifica delle coscienze dei protagonisti. Wanyu rifiuta di convivere con la figlia per il tradimento del padre da parte di lei. Dandan si autopunisce, chiudendo la carriera artistica e andando a lavorare in fabbrica, occupandosi inoltre della madre che per il trauma ha perso parte delle sue capacità mentali e della memoria. Quando Yanshi torna a casa, riabilitato, deve fingere di essere un vicino e cura la propria famiglia restando con la propria vera identità per la figlia, che perdona, ma sotto false spoglie per la moglie che non lo riconosce.

Passano gli anni, si giunge alla vecchiaia in questa storia che, oltre al risvolto politico, è, si direbbe più di ogni altra dimensione, un’elegia della fedeltà coniugale, della solidarietà familiare, del pentimento, della vita complessa degli individui colti in un periodo storico difficoltoso. Tutto risulta umano, nel bene e nel male. I colori sono tenuti in una gamma limitata e non troppo accesi, a conferire ulteriori toni emotivi.

Esistono film di Zhang Yimou che non spingano a pensare, oltre che ad ammirare l’estetica, le riflessioni e le passioni che li animano?


[Roberto Bertoni]