23/12/14

Mauro Corona, UNA LACRIMA COLOR TURCHESE


Milano, Mondadori, 2014


Dedicato a Papa Francesco, questo racconto espone la scomparsa della statua di Gesù dal presepe natalizio prima in un paesino di montagna, poi, con una ripresa del procedimento iperbolico di certe fiabe, nella regione, nella nazione, in Europa e nel mondo.

Chi invoca Satana per spiegare il fenomeno, chi resta perplesso, fatto sta che i responsabili autentici sono, come suggerisce questa narrazione, gli esseri umani che hanno perso il contato con la semplicità, l’onestà, la solidarietà.

Le statuine finiscono tutte in fondo al mare, accanto alle vittime delle “carrette del mare” (p. 89), ovvero tra i diseredati, le “anime di ogni razza, morte per l’indifferenza e il cinismo degli uomini” in quel mondo ottuso e feroce” che “fa finta di niente, che non fa nulla per migliorare o dare una mano al suo simile in difficoltà” (p. 90).

Infine, un bambino, in tele-collegamento mondiale, legge una lettera di Dio, che spiega l’accaduto e i mali dell’umanità: “metà di voi è razzista, xenofoba, feroce. L’altra metà ipocrita, opportunista, vendicativa, invidiosa. [...] Non ha più senso nemmeno castigarvi, lo fate da soli, tagliando il ramo sul quale state seduti” (p. 87).

Una lacrima del lettore della lettera cade sulle Dolomiti, ne nasce un lago, anche se, con ricorso al fantastico inesplicato, “non è provato nulla. Forse è solo una leggenda” (p. 92).

Non che questa storia non sia un che semplicistica, dato che si potrebbero additare responsabilità complesse oltre che l’ideologia della cattiva e buona coscienza, e sebbene sia difficile non simpatizzare col suo pessimismo, si potrebbe forse anche indicare qualche rimedio umano prima che divino che potrebbe risolvere in parte la situazione disperatamente negativa del presente globale, nondimeno non si può dire che Corona non affermi, con questa favola, qualcosa di vero.


[Roberto Bertoni]