Milano,
Mondadori, 2014
Dedicato a Papa Francesco, questo racconto
espone la scomparsa della statua di Gesù dal presepe natalizio prima in un
paesino di montagna, poi, con una ripresa del procedimento iperbolico di certe
fiabe, nella regione, nella nazione, in Europa e nel mondo.
Chi invoca Satana per spiegare il fenomeno,
chi resta perplesso, fatto sta che i responsabili autentici sono, come
suggerisce questa narrazione, gli esseri umani che hanno perso il contato con
la semplicità, l’onestà, la solidarietà.
Le statuine finiscono tutte in fondo al mare,
accanto alle vittime delle “carrette del mare” (p. 89), ovvero tra i
diseredati, le “anime di ogni razza, morte per l’indifferenza e il cinismo
degli uomini” in quel mondo ottuso e feroce” che “fa finta di niente, che non
fa nulla per migliorare o dare una mano al suo simile in difficoltà” (p. 90).
Infine, un bambino, in tele-collegamento mondiale,
legge una lettera di Dio, che spiega l’accaduto e i mali dell’umanità: “metà di
voi è razzista, xenofoba, feroce. L’altra metà ipocrita, opportunista, vendicativa,
invidiosa. [...] Non ha più senso nemmeno castigarvi, lo fate da soli,
tagliando il ramo sul quale state seduti” (p. 87).
Una lacrima del lettore della lettera cade
sulle Dolomiti, ne nasce un lago, anche se, con ricorso al fantastico
inesplicato, “non è provato nulla. Forse è solo una leggenda” (p. 92).
Non che questa storia non sia un che
semplicistica, dato che si potrebbero additare responsabilità complesse oltre
che l’ideologia della cattiva e buona coscienza, e sebbene sia difficile non
simpatizzare col suo pessimismo, si potrebbe forse anche indicare qualche rimedio
umano prima che divino che potrebbe risolvere in parte la situazione
disperatamente negativa del presente globale, nondimeno non si può dire che Corona
non affermi, con questa favola, qualcosa di vero.
[Roberto Bertoni]