Conversazione
con Régil Meyran. Verona, Ombre corte, 2014.
La scomparsa degli intellettuali (un concetto cui siamo, come altrove esposto, ostili e alieni) è dovuta, in questo testo, al considerare stranamente intellettuali in senso proprio, tra le righe, in prevalenza gli intellettuali marxisti (e non si diano equivoci: con essi, anche lo scrivente instaura un rapporto fattivo di comprensione).
Dunque, se è vero da un lato che dal 1989 in
poi, e con la massificazione e la medialità crescente, essi sono diminuiti, o
comunque divenuti meno influenti, non si vede perché gli intellettuali
neoumanisti sarebbero soltanto portatori di ideologie sfalsate che spacciano la
democrazia e l’umanitarismo per strumenti esclusivi di dominio, a
giustificazione per esempio di guerre contro paesi proprietari di risorse
economiche imponenti.
Vari altri fenomeni vengono affrontati e
discussi, e tra questi la sconfitta dell’intellettuale critico, la
sottoproletarizzazione degli intellettuali giovani, il passaggio foucaultiano dall’enciclopedismo
alla specificità.
Nel futuro del ruolo degli intellettuali,
Traverso, citando Bensaїd, vede una “scommessa malinconica” (p. 103).
[Roberto Bertoni]