Cina 2014. Con Shen Kyuyu, Shen Tao, Wan Huan, Zhang Enqi
Stranamente intitolato The Destiny in inglese, con quell’improbabile articolo, ambientato
nella provincia dello Zhejiang, in parti storiche di canali e case affacciate
sui fiumi, oggi probabilmente circondate dall’urbanizzazione della modernità
cinese, questo film è ben costruito, filmato con sensibilità fotografica,
esprime un accostamento piuttosto lirico al passato, non rimpiangendone gli
aspetti negativi di subalternità femminile, per esempio, quanto quelli di un
sistema di vita preindustriale, facendosi quindi portavoce di una nostalgia postmoderna
per quanto lo sviluppo rapido ha cancellato o attenuato.
La storia è narrata dalla cognata adolescente della
protagonista Yulian, una giovane destinata in sposa a Mingxuan, uno studente
che non ha mai conosciuto di persona. Il giorno del matrimonio, il futuro sposo
scompare prima di sposarsi. Già convocati gli ospiti e pervenuta la ragazza alla
casa dei suoceri nella quale vivrà, le due famiglie decidono di concludere
comunque la cerimonia, facendo prendere il posto dello sposo al fratello di
questi, Minghao in rappresentanza dello sposo reale. Yulian prende così posto
nella casa del marito, apprezzata e trattata con considerazione da tutti per il
suo carattere dolce e remissivo e l’atteggiamento altruista. La suocera stessa
è dalla sua parte e non comprende le motivazioni del figlio, che si vengono a sapere
solo dopo qualche tempo: arruolatosi nell’esercito nazionalista antigiapponese,
ha preso per moglie un’altra donna e, allontanandosi, sperava che il matrimonio
con Yulian sarebbe stato annullato. Muore in battaglia, al che la seconda
moglie va a vivere nella casa dei suoceri perché è in attesa di un figlio. I
rapporti tra le due mogli non si inaspriscono, ma nel frattempo Minghao si è
innamorato di Yulian e dopo vari ostacoli i due ricevono il permesso di
sposarsi. Tuttavia il giorno delle nozze, come già il fratello, Minghao
scompare: si è anch’egli arruolato nell’esercito antigiapponese e Yulian lo
aspetta.
Sul piano dell’intreccio, il punto debole è, ci pare, l’allontanamento
di Minghao proprio quel giorno, non veramente giustificato da sequenze
funzionali degli avvenimenti, ma forse dovuto a un meccanismo dell’inevitabilità
melodrammatica di ripetizione del destino e di concrezione della simpatia umana
nei confronti della protagonista oltre che allo scopo ideologico di suscitare
adesione alla lotta antimperialista, che separa anche coloro che si amano.
La recitazione impeccabile di Shen Kyuyu rende
credibile il personaggio di Yulian, conferendo un carattere struggente e
sfumato che si accompagna positivamente alla ricostruzione accurata degli
ambienti e dei gesti e riti antichi. È in conclusione un bel film.
[Roberto Bertoni]