27/09/14

CENSIS, I VALORI DEGLI ITALIANI 2013


Venezia, Marsilio, 2014


Il concetto base di questa inchiesta è quello di un superamento dell’egoismo e di un ritorno della solidarietà e dei valori do collaborazione. Non che il “degrado sociale” stia “improvvisamente svanendo”, ma, avendo “raggiunto il culmine” non ha “la forza necessaria per andare oltre” (p. 9). Si manifesta invece, secondo il CENSIS, l’energia necessaria a “un’inversione di rotta”. La “paura della competizione” sarebbe il fattore che ha portato a uno “stallo dell’egoismo” e gli italiani parrebbero accettare forme di decrescita (p. 10).

Non sappiamo se le fila tirate dal CENSIS siano serrate e corrispondenti alla realtà. Da un lato, il depauperamento è un fatto concreto, con crisi dei ceti medi e timore della caduta in settori più poveri della compagine sociale: “siamo diventati una strana società classista, in cui la paura di retrocedere è più forte dell’invidia nei confronti delle classi ‘superiori’” (p. 95). Dall’altro, ci pare che l’individualismo e la predominanza del sé continuino in verità a caratterizzare il comportamento di una grande quantità di italiani, con forme di prevaricazione costanti e scarso rispetto della cultura collettiva, sia essa le legge, il civismo o la cooperazione con gli altri per lavoro e per scopi diversi. La solidarietà ha sempre accompagnato, in Italia, come contraddittorio coesistente, questi processi, basti pensare alle cifre elevate di partecipazione al volontariato, che esistevano così anni fa come oggi.

L’inchiesta, dunque, ci risulta più valida su altri suoi parametri.

Si veda, per esempio, il discorso sul consumo, che situa l’Italia nelle dinamiche della tarda modernità: “l’identità è legata alle abitudini di consumo”, per cui “la classe di appartenenza finisce per coincidere con il proprio stile di vita” (p. 95).

La famiglia “è sempre meno il luogo dei conflitti” (p. 136), il che rappresenta l’evoluzione del familismo, da sempre un tratto caratteristico della società italiana.

Si è sviluppato l’uso di Internet (usato dal 65%, di cui il 42,8% si serve di un social network) (p. 158). Un altro dato che accomuna Italia e altri paesi.

Di particolare rilievo, infine, l’analisi dei giovani, indignati per la situazione attuale (66,4%), ma incerti sul da farsi pur se vorrebbero intervenire in qualche modo (61,9%).


[Roberto Bertoni]