[Was that really Milan, or was it a city in East Asia? (Milan, 2014). Foto Rb]
Pearl S. Buck, La saggezza di Madama Wu. Titolo originale: Pavilion of women (1946). Traduzione di
O. Viani. Milano, Mondadori, 1958
Madama Wu,
raggiunta l’età di quarant’anni, nonostante resti avvenente e il marito la ami,
decide di ritirarsi dalla vita coniugale in senso stretto e trova al coniuge,
nonostante le sue proteste, una concubina, Ch’iuming. Il marito finirà per
preferirle una ragazza della casa da tè, Jasmine, di cui si innamora e che
porta in casa. Si ha una situazione in nome della quale le convenzioni del
matrimonio combinato vengono messe in discussione.
Allo stesso
modo, nell’atteggiamento dei figli verso le consorti, si evidenzia la tendenza
a vertere verso l’amore disinteressato che non verso il destino segnato dalle
scelte familiari, mentre al contempo, nel dipanarsi di vicende in parte
routinarie e in parte tragiche, tra cui l’invasione giapponese e la morte di
uno dei figli, i personaggi, mentre si evolvono in direzione modernizzante,
sono al contempo costretti a rivalutare anche la tradizione e la saggezza
antica. Questo elemento di transizione, evidenziato soprattutto dal rapporto
dei vari personaggi nei confronti delle libere scelte, appare determinante in
tutto il romanzo.
Ciò che
appare dominante, tuttavia, è il rapporto tra l’equilibrio raggiunto con l’esercizio
della misura e della riflessione, impersonato da Madama Wu, e la crisi di questa
serenità di fronte all’insorgere del sentimento di amore e dell’ideologia dell’altruismo.
Il cambiamento interiore avviene quando Madama Wu entra in contatto con André,
un sacerdote che nelle ultime pagine viene definito eretico, credente nell’amore
universale e nell’abnegazione assoluta. La relazione tra i due rimane
platonica, nondimeno il sentimento si manifesta con forza e modifica, dopo la
morte di André per incidente ancor più che in vita, le azioni e motivazioni
della protagonista, che adotta un gruppo di orfani ed è più disponibile a ammettere
la sincerità e la spontaneità sia nei propri comportamenti che in quelli
consigliati al resto della famiglia.
Sottotema,
dunque, la trasformazione della Cina di quegli anni; e allo stesso tempo un
contatto non negativo con l’Occidente, rappresentato da André, che si dedica
interamente all’Oriente in modo non superiore e negativo forse anche e proprio
in funzione della propria eresia.
Il destino,
tanto rilevante nella narrativa cinese tradizionale e no, è simbolizzato dalla
storia di Ch’iuming, inizialmente una contadina allevata da una madre che si
scopre adottiva quando la vera madre la ritrova dopo anni di ricerche e la
recupera alla famiglia originaria, benestante.
Come in
tutti i suoi romanzi orientali, Pearl S. Buck è capace di penetrare nei
dettagli del quotidiano, rendendo con anche solo un particolare dell’arredamento,
della cucina, delle usanze, della quotidianità la società cinese, da lei
conosciuta a fondo per avervi soggiornato da ragazza e per la conoscenza
bilingue del cinese.
[Roberto
Bertoni]