[Moon (Killiney, 2012). Foto Rb]
Ogni parola scritta in avanti nella carta
annega bianca, resuscita l’urlo dell’esilio,
ogni lettera dimenticata, una ferita nel verso,
logora la mano e il polso la pagina di vocali
invisibili
un alone di sangue traspare a occhio nudo,
ogni parola che si alza dal caos cerimonioso
riceve una chiave, apre a fine verso un tempo
parole su parole sgommate dalle tempie un sogno nero
parole su parole sgommate dalle tempie un sogno nero
quando la pagina cede ai dominatori
una porta, dove i gridi risuonano orfani
nelle cliniche dell’insonnia
riscrivo continuamente lo stesso verso
frazionato e ucciso alla radice, riparto
dalle sue linee segrete così vicine alla testa
creata del corpo l’ascendente difende
la religione interiore dall’eco del divertimento