Volume 16.22.
Parigi - Losanna - Montréal, Dargaud, 1980
Le
vagabond des Limbes è
un fumetto francese di fantascienza, con testi di Godard e disegni di Ribera,
nato nel 1975. Il volume qui recensito è un reprint
delle prime avventure del protagonista, Alex Munshine, uno “chevalier du vide”
che, dotato di credenziali ampie dalla Gilda (“Guilde”), o organismo di potere
dell’universo futuro in cui si svolgono le vicende, un collettivo con regole di
stampo medievale e in grado di controllare i pianeti su cui governa. Munshine è
il tutore di una creatura tredicenne, Musky, affidatagli dai genitori, appartenenti
a una cultura in grado di fermare l’età fino a quando non verrà presa la
decisione di passare all’età adulta. La storia di questo volume vede la
sperimentazione coi sogni di Munshine, tramite un macchinario che permette la
registrazione, come in un film, del materiale onirico, partendo da una teoria basata sul fatto
che i sogni, in questo universo immaginario, vengono ritenuti un mondo reale,
si tratta solo di trovare il modo di raggiungerlo. A causa di rivalità nei
circoli più potenti della Gilda, la vita di Munshine viene mesa in pericolo:
riuscirà a salvarsi perché si sacrifica per lui una delle dirigenti della Gilda, che si è
innamorata del cavaliere del vuoto.
La teoria dei sogni corrisponde al novum tecnologico-scientifico ed è ben
espressa [1]. I mondi delineati in positivo sono ecologici e non violenti. Il
potere medievaleggiante è un topos
ricorrente del fantasy infiltratosi
nella fantascienza ormai da parecchi anni.
Un aspetto marginale nell’ambito della storia, ma
che ci ha colpito e interessato, è l’orientalismo insito in tre personaggi: tratti
dal Medio Oriente arabeggiante, quanto a costumi, un personaggio negativo, dal
nome significativo, ironicamente allusivo, Magh-Oz, personificazione del male,
e la principessa altruista Reemihci; e con tratti somatici estremo-orientali, invece, l’adolescente
Musky.
Nel Vagabond des Limbes, l’Oriente si fonde con le citazioni costumistiche e d’altro tipo al mondo occidentale, in parte componendosi di tuniche medievali, in parte di tute spaziali. Siamo dunque in un universo delle ibridazioni tra periodi storici, appartenenze culturali e citazioni letterarie. Si direbbe che si dia un'anticipazione di quel "romanzo-mondo" di cui tanto si parla oggi.
L’Oriente di Godard e Ribera è un elemento esotizzante, certamente, ma allo stesso tempo una manifestazione di anticipazione sociologica, si prevede cioè un futuro in cui le culture si fondono e governano in un’entità sociopolitica che supera le divisioni etniche.
Nel Vagabond des Limbes, l’Oriente si fonde con le citazioni costumistiche e d’altro tipo al mondo occidentale, in parte componendosi di tuniche medievali, in parte di tute spaziali. Siamo dunque in un universo delle ibridazioni tra periodi storici, appartenenze culturali e citazioni letterarie. Si direbbe che si dia un'anticipazione di quel "romanzo-mondo" di cui tanto si parla oggi.
L’Oriente di Godard e Ribera è un elemento esotizzante, certamente, ma allo stesso tempo una manifestazione di anticipazione sociologica, si prevede cioè un futuro in cui le culture si fondono e governano in un’entità sociopolitica che supera le divisioni etniche.
L’ottica del superamento dei confini si applica
anche al rapporto tra realtà e sogno (con l’esperimento sopra citato); e all’apparenza
sessuale: Musky è un ragazzino, viene ripetuto più volte, ma il suo aspetto
fisico somiglia più a una ragazzina.
Il mistero comunque si risolverà nelle puntate
successive, quando si rivelerà che in effetti Musky è una ragazza e si innamora del
cavaliere. Anche questo elemento ricorda topoi
fiabeschi orientali, pensiamo soprattutto alla narrativa cinese di Liang Shanbo e Zhu Yingtai, che in inglese si intitola
Butterfly lovers, più volte ripresa
dall’opera e dal cinema, in cui Zhu Yingtai si fa passare per un maschio per
poter studiare in una scuola confuciana e lì si innamora di Liang Shambo che la
tratta da amico ma, quando la ragazza rivela la propria femminilità, s'innamora di lei. Nel
caso della leggenda cinese, la fine sarà tragica e i due innamorati riusciranno
a unirsi solo nella morte. Non così nel fumetto.
È vero che tutte le storie ricircolano. Certo, l’intensità
culturale del fumetto è logicamente inferiore, forse nemmeno si potrebbe
paragonare. Come pure il gradiente emotivo, che nel racconto cinese provoca
partecipazione e commozione. Nondimeno il topos,
appunto, e il meraviglioso li accomunano.
NOTE
[1] Il concetto di novum come lo intende, per la fantascienza, Darko Suvin in Metamorphoses of Science Fiction, Yale UP, 1979.
[Roberto Bertoni]