[She built it to express a wish, but it didn't come through (Suknamsa, 2013). Foto Rb]
Andrew Lau, 데이지 (Daisy). Corea e
Hong Kong, 2013. Sceneggiatura di Kwak Jae-young. Con Yun Ji-hyun,
Jung Woo-sun, Lee Sung-jee. Musica di Shigeru Umebayashi
Hye-young è una giovane coreana che vive, con un nonno antiquario
presso il quale lavora, ad Amsterdam. Dipinge e prepara una mostra personale,
frattanto arrotonda lo stipendio e si esercita nel disegno facendo ritratti ai
passanti su una piazza. È così che conosce Jeong Woo, un agente dell’Interpol,
che inizialmente si serve di lei per passare inosservato, ma quasi subito se ne
innamora, ricambiato da lei che crede sia lui ad averle mandato dei fiori
costantemente nelle ultime settimane. Il misterioso corteggiatore floreale era
invece Park Yi, killer di professione. Durante una sparatoria, Jeong Woo viene
ferito; e Hye-young, per salvarlo, facendogli scudo col corpo, è colpita alla
gola e perde l’uso della voce. Jeong Woo torna in Corea, comandato dall’Interpol.
Park Yi corteggia la ragazza ora esplicitamente. Tornato ad Amsterdam, Jeong
Woo fa da bersaglio, facendo in modo che venga commissionato il proprio
omicidio a Park Yi. Sebbene i due si accordino per una soluzione non violenta,
il detective viene ucciso dai complici del killer. Da una serie di indizi la
ragazza si rende conto del mestiere di Park Yi. Durante un agguato, fa scudo di
sé anche a questo fidanzato e muore, colpita dai complici di lui, che si vendica
facendo strage della banda, ma lasciandoci la pelle. L’ultima scena, in bianco
e nero, vede i rivali in amore e Hye-young, sotto vesti presumibili di
fantasmi, a ripararsi dalla pioggia, sorridendo pacificati.
In breve, siamo in pieno melodramma, genere consono a vari registi
coreani non solo di sceneggiati televisivi. Il film ha risvolti di triangolo
amoroso, angolazione tenebrosa, sentimentalismo.
Eppure è un film di qualità. La letterarietà risiede in primo luogo
nella recitazione, soprattutto di Yun Ji-hyun che, come
già in Windstruck [1], riesce a
toccare le corde emotive del pubblico con la naturalezza del personaggio, i
piani lunghi con cui è ripresa, l’espressività; e di Jung Woo-sun, che anche in
questa pellicola, come in altre precedenti, incarna un personaggio introverso,
che riceve profondità da questa caratteristica psicologica.
La contraddittorietà del comportamento
amoroso, delicato e sincero, e della vita professionale di violenza,
applicabile ai due pretendenti, rende più complesso il loro ruolo anche
narrativo. La donna che amano è invece un’allegoria della sincerità e della
delicatezza.
L’espediente narrativo è la cronaca in
prima persona degli eventi, con tre voci fuori campo, quelle dei protagonisti,
che propongono prospettive diverse sull’accaduto.
Infine colore, scorci, citazioni
pittoriche in particolare per le nature morte.
NOTE
[1]
Cfr. la recensione su “Carte allineate”, 21-11-2012.
[Roberto Bertoni]