05/03/14

Andrew Lau, 데이지 (DAISY)


[She built it to express a wish, but it didn't come through (Suknamsa, 2013). Foto Rb]


Andrew Lau, 데이지 (Daisy). Corea e Hong Kong, 2013. Sceneggiatura di Kwak Jae-young. Con Yun Ji-hyun, Jung Woo-sun, Lee Sung-jee. Musica di Shigeru Umebayashi


Hye-young è una giovane coreana che vive, con un nonno antiquario presso il quale lavora, ad Amsterdam. Dipinge e prepara una mostra personale, frattanto arrotonda lo stipendio e si esercita nel disegno facendo ritratti ai passanti su una piazza. È così che conosce Jeong Woo, un agente dell’Interpol, che inizialmente si serve di lei per passare inosservato, ma quasi subito se ne innamora, ricambiato da lei che crede sia lui ad averle mandato dei fiori costantemente nelle ultime settimane. Il misterioso corteggiatore floreale era invece Park Yi, killer di professione. Durante una sparatoria, Jeong Woo viene ferito; e Hye-young, per salvarlo, facendogli scudo col corpo, è colpita alla gola e perde l’uso della voce. Jeong Woo torna in Corea, comandato dall’Interpol. Park Yi corteggia la ragazza ora esplicitamente. Tornato ad Amsterdam, Jeong Woo fa da bersaglio, facendo in modo che venga commissionato il proprio omicidio a Park Yi. Sebbene i due si accordino per una soluzione non violenta, il detective viene ucciso dai complici del killer. Da una serie di indizi la ragazza si rende conto del mestiere di Park Yi. Durante un agguato, fa scudo di sé anche a questo fidanzato e muore, colpita dai complici di lui, che si vendica facendo strage della banda, ma lasciandoci la pelle. L’ultima scena, in bianco e nero, vede i rivali in amore e Hye-young, sotto vesti presumibili di fantasmi, a ripararsi dalla pioggia, sorridendo pacificati.

In breve, siamo in pieno melodramma, genere consono a vari registi coreani non solo di sceneggiati televisivi. Il film ha risvolti di triangolo amoroso, angolazione tenebrosa, sentimentalismo.

Eppure è un film di qualità. La letterarietà risiede in primo luogo nella recitazione, soprattutto di Yun Ji-hyun che, come già in Windstruck [1], riesce a toccare le corde emotive del pubblico con la naturalezza del personaggio, i piani lunghi con cui è ripresa, l’espressività; e di Jung Woo-sun, che anche in questa pellicola, come in altre precedenti, incarna un personaggio introverso, che riceve profondità da questa caratteristica psicologica.

La contraddittorietà del comportamento amoroso, delicato e sincero, e della vita professionale di violenza, applicabile ai due pretendenti, rende più complesso il loro ruolo anche narrativo. La donna che amano è invece un’allegoria della sincerità e della delicatezza.

L’espediente narrativo è la cronaca in prima persona degli eventi, con tre voci fuori campo, quelle dei protagonisti, che propongono prospettive diverse sull’accaduto.

Infine colore, scorci, citazioni pittoriche in particolare per le nature morte.


NOTE

[1] Cfr. la recensione su “Carte allineate”, 21-11-2012.


[Roberto Bertoni]