[Grace and anxiety in the Deer Park in Nara (2013). Foto Rb]
Banana Yoshimoto, A proposito di Lei, Milano, Feltrinelli, 2013
Nel
post scriptum (datato 2008),
Yoshimoto rivela di avere costruito questo romanzo, in parte, sulla falsariga
del film Trauma di Dario Argento. In
effetti, per quanto non efferato quanto nel regista italiano, il delitto
compiuto dalla madre della narratrice protagonista sul coniuge, l'attentato alla vita anche della figlia e il rifugio
della bambina nel silenzio e nell’oblio sono in qualche modo corrispondenti.
In
tal senso si direbbe che con questo testo l’autrice giapponese si sia
esercitata in una storia di genere che, per la natura cruenta degli avvenimenti, si distacca da quelle cui ci ha abituato.
Non
però per la struttura, che è ancora una volta quella del personaggio narrante
che rivela elementi di vita, attua introspezione, scopre verità del
quotidiano.
Un
elemento del contenuto tematico è quello delle sette, che ritroviamo anche in
altri autori giapponesi (come il Murakami di 1984) e che pare dimostrare una problematica sociale nipponica ricorrente di cui si
è talora occupata anche la cronaca giornalistica.
In A
proposito di lei, la protagonista, nata in una famiglia benestante
produttrice di alimenti di qualità, è figlia di una praticante di sedute spiritiche e di magia,
impazzita nel corso di una serata tra presenze invisibili, per questo aveva ucciso il
marito, ferito una co-partecipante e tentato di uccidere anche la figlia,
dandosi poi la morte. La ragazza ha dimenticato buona parte di quell’episodio
infantile. Ostracizzata dalla famiglia che opportunisticamente si è impadronita
del business, liquidandola con una
pensioncina, la giovane vive senza lusso. Rincontra il cugino innamorato di lei.
Ripercorrono il passato e i ricordi si rivelano poco per volta. Libera dal
trauma superato, se ne va alla fine del romanzo:
“Mi
sentivo come quando, all’inizio di un viaggio, preparandomi a partire,
canticchiavo a bocca chiusa una melodia un po’ malinconica, pensando: Sono
stata bene qui, dove andrò adesso?”
C’è qualche aspetto del doppio e delle sue
junghiane inversioni. La madre e la sorella di lei erano gemelle. Avventuratasi
la prima nel male, lo aveva fatto inizialmente la seconda, poi ravvedutasi.
L’universo è in movimento perenne. I personaggi
sono in continua trasformazione. Come afferma la vittima della violenza, che ha
oggi perdonato, si esce di senno e dai parametri della convivenza solidale
quando si perde “la base”:
“‘La base? Cioè?’
‘[…] La forza di pensare che questo mondo sia
degno di essere vissuto. L’essere stati abbracciati, coccolati. Il fatto di
possedere tanti buoni ricordi di giornate belle, […] aver vissuto in questo
mondo con la convinzione di essere accettati. Io penso che se si possiedono
anche un po’ di questre cose, a ogni nuovo evento si risvegliano, e su di esse
si vanno a sovrapporre altre cose buone, come strati di scrittura o di vernice.
Perciò anche se vi sono delle difficoltà, le persone possono vivere. Poiché queste
sono la base su cui far crescere e sviluppare qualche cosa”.
[Roberto Bertoni]