11/02/14

Banana Yoshimoto, A PROPOSITO DI LEI




[Grace and anxiety in the Deer Park in Nara (2013). Foto Rb]



Banana Yoshimoto, A proposito di Lei, Milano, Feltrinelli, 2013


Nel post scriptum (datato 2008), Yoshimoto rivela di avere costruito questo romanzo, in parte, sulla falsariga del film Trauma di Dario Argento. In effetti, per quanto non efferato quanto nel regista italiano, il delitto compiuto dalla madre della narratrice protagonista sul coniuge, l'attentato alla vita anche della figlia e il rifugio della bambina nel silenzio e nell’oblio sono in qualche modo corrispondenti. 

In tal senso si direbbe che con questo testo l’autrice giapponese si sia esercitata in una storia di genere che, per la natura cruenta degli avvenimenti, si distacca da quelle cui ci ha abituato.

Non però per la struttura, che è ancora una volta quella del personaggio narrante che rivela elementi di vita, attua introspezione, scopre verità del quotidiano.

Un elemento del contenuto tematico è quello delle sette, che ritroviamo anche in altri autori giapponesi (come il Murakami di 1984) e che pare dimostrare una problematica sociale nipponica ricorrente di cui si è talora occupata anche la cronaca giornalistica.

In A proposito di lei, la protagonista, nata in una famiglia benestante produttrice di alimenti di qualità, è figlia di una praticante di sedute spiritiche e di magia, impazzita nel corso di una serata tra presenze invisibili, per questo aveva ucciso il marito, ferito una co-partecipante e tentato di uccidere anche la figlia, dandosi poi la morte. La ragazza ha dimenticato buona parte di quell’episodio infantile. Ostracizzata dalla famiglia che opportunisticamente si è impadronita del business, liquidandola con una pensioncina, la giovane vive senza lusso. Rincontra il cugino innamorato di lei. Ripercorrono il passato e i ricordi si rivelano poco per volta. Libera dal trauma superato, se ne va alla fine del romanzo:

“Mi sentivo come quando, all’inizio di un viaggio, preparandomi a partire, canticchiavo a bocca chiusa una melodia un po’ malinconica, pensando: Sono stata bene qui, dove andrò adesso?”

C’è qualche aspetto del doppio e delle sue junghiane inversioni. La madre e la sorella di lei erano gemelle. Avventuratasi la prima nel male, lo aveva fatto inizialmente la seconda, poi ravvedutasi.

L’universo è in movimento perenne. I personaggi sono in continua trasformazione. Come afferma la vittima della violenza, che ha oggi perdonato, si esce di senno e dai parametri della convivenza solidale quando si perde “la base”:

“‘La base? Cioè?’

‘[…] La forza di pensare che questo mondo sia degno di essere vissuto. L’essere stati abbracciati, coccolati. Il fatto di possedere tanti buoni ricordi di giornate belle, […] aver vissuto in questo mondo con la convinzione di essere accettati. Io penso che se si possiedono anche un po’ di questre cose, a ogni nuovo evento si risvegliano, e su di esse si vanno a sovrapporre altre cose buone, come strati di scrittura o di vernice. Perciò anche se vi sono delle difficoltà, le persone possono vivere. Poiché queste sono la base su cui far crescere e sviluppare qualche cosa”.


[Roberto Bertoni]