[On what boat does one leave? Where for? Foto Rb]
Marco Balzano, Pronti a tutte le partenze, Palermo, Sellerio, 2013
Questo romanzo si orienta sociologicamente sulla
condizione del precariato italiano, il divario tra Nord e Sud, l’interazione
tra italiani ed extracomunitari, la tenuta della famiglia, la crisi della
fedeltà tra rappresentanti della coppia, il clientelismo universitario, dando
così un quadro generazionale e uno spaccato di vita italiana senza peraltro
cadere in rappresentazioni ciniche, lamentose o melense.
Al contrario mantiene un registro di sobrietà, adotta
modalità realiste e non iperrealiste, fornisce anche due lieti fine. Uno è
quello del rinvenimento dell’amore dopo due delusioni dovute al comportamento
libertino delle partner, mentre
Giuseppe, l’insegnante precario protagonista, è in cerca, entrato nella
generazione dei trentenni, di una famiglia e di un affetto costante, che infine
trova all’estero quando, con una borsa di studio post-dottorale fornitagli da
un suo ex docente, si reca in Portogallo, infine si fidanza con una giovane
affidabile e innamorata e si sposa. Sembrerebbe dunque che venga indicato un
porto alla deriva delle passioni disordinate. Il secondo lieto fine è quello
della scelta del lavoro scolastico e dell’Italia come punto d’arrivo di un
itinerario tormentato e che sembrava non proporre alcuna alternativa. Povertà e
indignazione per la situazione da essa creata si convertono in un’accettazione
di una sopravvivenza dignitosa.
Il rapporto con la generazione precedente non è di
totale incomunicabilità, anzi, pur nelle differenze, c’è stima e dialogo col
padre di condizione operaia.
Lo stato del Meridione è rappresentato con mozioni
indirette invece che gettate sulla pagina: menù, atteggiamenti di familiari, i
discorsi degli amici nel luogo natale.
Rispetto ai migranti, chi scrive queste note ha
apprezzato che Giuseppe condivida la casa e la vita quotidiana per qualche
tempo, senza esprimere in alcun modo avversione, anzi trattandoli alla pari e
in un connubio fondato sull’amicizia, con un cinese e un marocchino. È dal
notare le differenze senza trasformarle in alienità che può nascere la
comprensione reciproca e la normalità inclusiva dei cosiddetti “migranti” che
altro non sono che persone che vivono nello stesso paese di quelle che da lì
provengono.
[Roberto Bertoni]