29/03/13

Ch’oi Yun, THE LAST OF HANAKO







[Intrecci italo-coreani (Seoul, 2013). Foto Rb]


Comprende anche THE GRAY SNOWMAN. Titoli originali: Hanakoneum eopda (1994) e Hoesaek nunsaram (1992). Traduzione di B. e J. Fulton. Seoul, Jimoondang, 2003.

Il primo dei due racconti è ambientato in una Venezia di ansie e non immediatamente turistica, con una ricerca piuttosto accurata dei luoghi e delle abitudini locali. Il protagonista, un uomo d’affari, recatosi in Italia per lavoro, decide di trascorrere due giorni a Venezia per contattare un’amica dei giorni universitari, Hanako, di cui ha rintracciato l’indirizzo in Italia, dove risiede in una città non nominata vicino a Venezia.

La storia è narrata dal punto di vista di quest’uomo, tramite il discorso indiretto libero che ne riferisce i pensieri e le memorie. Per flash si viene a sapere della crisi del suo matrimonio, delle amicizie di gioventù e dell’attrazione per Hanako, mai concretizzatasi e condivisa da altri. Telefona alla donna, infine, e viene accolto con cordialità, nondimeno decide di non visitarla e torna in Corea.

Anni dopo, nel finale, la crisi familiare sembra essersi risolta. Da una casualità, un articolo su una rivista, viene a conoscenza del fatto che Hanako è diventata abbastanza nota come designer assieme a un’amica, forse amante, dato che viene definita tanto “business partner” quanto “companion”.

Si tratta dunque di un racconto sul passare del tempo e la maturazione interiore oltre che sul perseguimento di un passato che non ritorna, infine di un’esplorazione psicologica tanto del protagonista quanto del personaggio di Hanako, il primo designato tramite i suoi pensieri, la seconda piuttosto per mezzo delle azioni che compie in una compostezza spesso silenziosa ma non distante dall’affabilità. Più di quel che succede, conta la riflessione sull’identità e sui suoi malintesi.

Il secondo racconto è più tradizionalmente sul periodo della dittatura e su un gruppo di intellettuali ribelli, creatori di una cassa editrice clandestina, che vengono catturati mentre si salva la narratrice in prima persona che, ancora studentessa, è stata intenzionalmente, per proteggerla, tenuta all’esterno delle attività antiistituzionali del gruppo.

Oltre alla ricostruzione dell’atmosfera di sospetto e di cospirazione, questa storia esamina la condizione della ragazza, evidenziandone lo stato di indigenza, di assenza della madre recatasi negli Stati Uniti per seguire un innamorato e che solo tardivamente invita la figlia a raggiungerla, di un’evoluzione interiore che la conduce a sensibilizzarsi politicamente e forse, qui suggerito con cenni discreti come nel primo racconto del volume, un amore segreto per il tipografo che l’ha introdotta, prima di entrare in clandestinità, alle azioni antigovernative e ricompare dopo la dittatura con una fama anche pubblica, ma attratto verso un’altra donna, che anzi, negli anni difficili, aveva chiesto alla ragazza di aiutare fornendole il passaporto, che così, ceduto per una causa lodevole, diventa simbolo di una scelta di non raggiungere la madre in America e responsabilizzarsi a fondo per il proprio paese.

[Roberto Bertoni]