17/11/12

Paul R. Fleischman, KARMA E CAOS




 [Buddhist statues in Hong Kong. Foto Rb]



Paul R. Fleischman, Karma e caos. Perché meditare. Ed. originale in lingua inglese 1986, 1994, 1999. Traduzione di Maria Caterina Cravignani. Roma, Astrolabio – Ubaldini 2001 (ristampa 2011).


Il volume contiene una serie di scritti dell’autore psichiatra, discepolo di S.N. Goenka, sulla meditazione vipassana.

Pur insistendo sulla necessità della trasmissione orale e tramite i corsi, veri o propri ritiri della durata di dieci giorni, organizzati in varie parti del mondo, compresa l’Italia, Fleischman spiega il rilievo di questa tecnica buddhista della tradizione originaria, nell’accezione birmana, sia di per sé che dal punto di vista psicologico.

Vipassana significa ‘visione profonda’, vedere le cose come realmente sono” (p. 73). Questa modalità di meditazione “non è una religione, non richiede conversione ed è aperta ai praticanti di qualsiasi fede, nazionalità, razza e cultura” (p. 74). Si fonda sull’“interdipendenza [...] tra corpo e mente” (p. 75). La meditazione va intesa come impegno di vita e quotidiano, comprende i principi buddhisti, ma si attua a partire dalla considerazione del corpo e si estende alle aree esistenziali e della psiche profonda.

Si propone effetti terapeutici benefici per l’“integrazione del passato” (p. 57), l’acquisizione di responsabilità etica, la “risoluzione dei conflitti” (p. 61), il superamento delle paure radicate nell’essere, la consapevolezza di anicca, ovvero l’impermanenza, da cui la “diminuzione del narcisismo” e lo sviluppo di qualità umane come la generosità e l’altruismo.

L’aspetto terapeutico è tuttavia solo uno dei fattori. La meditazione vipassana “differisce” infatti “dalla psicoterapia per la sua base di specifici valori etici e perché propone un percorso che porta alla trascendenza” (p. 79).

Uno dei presupposti è: “io non soffro in conseguenza di quanto mi è accaduto, ma perché sono incapace di staccarmi dalle reazioni a quegli eventi che si sono prodotte all’interno della mia mente e del mio corpo” (p. 79).

Nel dialogo interiore sulle problematiche quotidiane il meditante apprende a scegliere la “ragionevolezza” (p. 90), elemento anch’esso terapeutico.


[Roberto Bertoni]