[Tent-restaurant (Seoul station, 2012). Foto Rb]
난장이가 쏘아 올린 작은 공 (Nanjang-iga Ssoa-olin Jaageun Gong), 1976. Traduzione dal coreano in
inglese di Chun Kyung-Ja. “The Portable Library of Korean Literature”, Seoul,
Jimoondang, 2002
Questa edizione contiene uno dei testi narrativi interconnessi, quello
che titola l’intera serie di dodici del libro forse più noto di Cho, nel quale
si raccontano le vicende di una famiglia sud-coreana negli anni Settanta, durante
il boom economico da cui gli strati non abbienti descritti
dall’autore vennero esclusi, colpiti anzi dalla speculazione edilizia montante
e da un’economia che perseguiva fini esclusivi con una postura etica priva di
scrupoli.
Nel volumetto della “Portable Library”, leggiamo uno dei capitoli più
significativi, in cui “dwarf” (nano) è il soprannome, dovuto alla statura, del padre
dei narratori in prima persona che si alternano in varie sezioni di questa
storia e la fanno progredire a episodi e con angolazioni ogni volta diverse pur
mantenendo un andamento cronologico e progressivo. Già questa tecnica è
indicativa di una tendenza a costruire un realismo non banale e non interamente
documentario e naturalistico, sebbene la denuncia sociale sia mordente e l’incisività
dei fatti venga resa con periodare breve e scarno.
La speculazione edilizia avanza nel quartiere, cosicché la famiglia è
costretta a cedere la casa d’abitazione a un costruttore che si è procurato un
permesso relativo al “programma di rinnovo urbano del quartiere Paradiso”, come
sarcasticamente è denominato il nucleo in cui abitano i protagonisti. Il
compenso per l’appropriazione dell’immobile è risibile, per cui la famiglia si
riduce ancora più in miseria.
Si disintegrano anche i rapporti umani, se la figlia scappa di casa, raccontando
da quel punto in poi l’ultima parte della storia. In questa narrazione
conclusiva, inizialmente abbiamo l’impressione che la narratrice per
disperazione si sia venduta all’imprenditore edile che l’ha sfrattata, ma
apprendiamo che ha invece architettato una vendetta raffinata, profittando
della debolezza di lui che ne fa la sua amante per appropriarsi dei documenti
dell’abitazione e farla di nuovo registrare a nome della famiglia originaria,
ma scoprendo due anni dopo, al momento del ritorno al focolare domestico, il trasloco in
altra zona dei genitori e apprendendo la morte del padre.
L’intreccio, anche in traduzione, scorre con fluidità notevole. Ogni
particolare è marcato e significativo. Gli scherzi drammatici del destino si
accompagnano alla sfortuna dell’essere nati tra il proletatriato. Anche il
ricco privo di compassione non è però del tutto disprezzabile, perché per lo meno ha un sentimento in qualche modo autentico, pur se basato sull'attrazione fisica,
nei confronti della ragazza. Ella stessa ottiene i suoi scopi infrangendo la
legge etica. In breve nulla è semplice e scontato se non la realtà dell’emarginazione
e dello sfruttamento che si annidano alle spalle dello sviluppo.
[Roberto Bertoni]