07/03/12

Marina Pizzi, SOQQUADRI DEL PANE VIETO (2010-11, STROFE 1-5)


[Perplexity in Montmartre. Foto Rb]



"Avvenire
firma di pubertà
sotto rovine".
(Nanni Cagnone)



1.

è qui l’altrove del rantolo di fame
questo statuto che sa di Colosseo
verso i cani bastardi, randagi quanto
un dì del mese scorso. scorribanda
di eclissi starti accanto io che ti amo
oca di mamma guardarti nel passo.
dove ti ammacchi io so che mi ami
ugualmente lo stesso e senza ansia
bambina darsena col cerchio senza avaria di salto.
viadotto della cometa chiedere asilo
ai quartieri proletari dove i tarli ammucchiano
e le madonne scempiano. io spendo dio
per dirti del canile abbandonato al dolo.
i comatosi stanno zitti e i morenti urlano
come mio padre erto sulla fronte ubriache le guance
gli occhi spicchi di coltelli per la bramosia di pace


2.

adesso vorrei piangere un pochino
sulle assurdità che scrivo per liberare
la panchina che mi aspetta vecchia.
stralunare l’ulivo in una reggia
il cipresso in una lancia di voto
per raggiungere la gerarchia del cielo.
è invece limpido solo il sudario
per le strofe che piangono poema
dentro le giare dell’eclisse.
un dolore d’orgoglio m’infetta tutta
dalla mattina alla sera voglio il giglio
di poter volare. la cenerentola del bavero
è il mio ossigeno bacato dalla genia del no.


3.

tutti piangono da vicini di casa
con la canicola sul collo della colpa
per l’arrivo del gerarca ch sentenzia
gerundio a tutto campo per le pene.
in pace con lucertole già rincorse
si salvano i bambini puritani
innocenti senza rane nei barattoli.
qui il plurale delle nebbie sono anime
a capofitto linciate dagli stenti
per rendere cicalate le vendemmie.
tante le penne che non servono più a niente:
scrivo al computer con voracità d’impotenza
l’ebbrezza del servo che si senta libero
solo perché la faccenda è multipla.


4.

in posizione fetale questo rattristarsi
buio al fuoco della soluzione
altrettanto lutto della stanga
del passaggio a livello.
in mano a Cristo ho letto la valanga
della stazione ennesima risacca
rimango immune al basto dell’estate
calura tragica feto d’eclisse
dove si sparge l’odissea di dio
la cavezza rumina l’inferno.
di te Celeste ricordo le caviglie
la nullità furiosa dello zaino
quando si tratta di trattare amore.
paese triste il raggio della ronda
quando si tratta di raccattare il fango
la borraccia affoga nei buchi.
in America si saltano i fossi
per la bravura dell’atrio di casa.
non credo alle preghiere di chiodi
alle speranze che reggono le funi
dove è malato l’apice del tutto.
lungo la commedia del giorno mistico
inventi il sapore della madia d’Ercole
con le fandonie paniche del vero.
in corda a Cristo immagino vergogna
una ragione d’asma senza scrupoli
né ventre di promessa la vecchiaia.


5.

cuore di fuga raggio di malessere
questa bravata d’ansia che rincorre
le cicatrici ataviche del giusto.
in palio al gerundio di resistenza
sta la parata d’ascia che vuole uccidere
financo le gestanze del deserto.
attrice di vendetta la cometa
simula dio con la vestale accanto
così per murare l’ossatura
della finestra fiduciosa amante.
in rotta con le genie delle bellezze
si rompe il sangue che fraziona guerra
la zona sempre apolide del senso.
sì ho voglia di pulire il cielo
dalla vaghezza tragica del verbo
nella giunzione con l’altare fatuo.