03/11/11

Harold Bloom, FALLEN ANGELS

New Haven e Londra, Yale University Press, 2007

Muovendo dall'angeologia contemporanea, la moda degli angeli con la relativa commercializzazione del prodotto concretizzantesi in negozi specializzati, film, libri di narrativa e saggistica, Bloom passa poi in rassegna le reazioni ambigue che si provano a suo parere in relazione agli angeli caduti, ai demoni e ai diavoli, secondo una tradizione occidentale antica, ripresa dal Romanticismo e continuata fino ai nostri giorni.

Tra gli autori citati Shakespeare e Ibsen; ma la fonte di ogni storia, come già in opere precedenti di Bloom, è la Bibbia, in questo caso l'episodio di Adamo, da ritenersi, scrive l'autore del saggio, "a far greater fallen angel than Satan" (p. 20). La ragione della scelta di Adamo è la nostalgia del ritorno, si tratta infatti del progenitore che rappresenta "something that was ours and that we have the potential to become again" (p. 23).

L'archetipo non è tuttavia indiscusso. Bloom scrive: "I blame Augustine for causing much of Western desperation by his insistence that Satan's fall took place before the creation of Adam"; ma fu proprio Agostino a inventare "the very original idea, totally un-Judaic, that Adam and Eve were created by God in order to replace fallen angels" (p. 43).

La moda contemporanea degli angeli negli Stati Uniti è da attribuirsi all'"American evasion of the reality principle" (p. 64) e potrebbe essere corretta da un diverso atteggiamento verso la lettura, oggi in calo: "if we forget how to read and why, we will drown in the visual media" (p. 65).

[Roberto Bertoni]