09/06/11

Yi Mun-yol, 우리들의 일그러진 영웅 (Uridurui ilkurojin yongung), NOTRE HÉRO DÉFIGURÉ


[Perplexed figure (Brussels Oriental Museum, 2011) . Foto di Marzia Poerio]


1987. Traduzione di Ch'oe Yun e Patrick Majavascript: Saint-Amand-Montrond (Cher), Babel, 1993

Questo romanzo breve di Yi Munyol (nato nel 1948) ha lasciato traccia tra la narrativa sud-coreana contemporanea e ne è stato anche tratto un film per la regia di Park Jong-won (1992).

La storia, nel testo di Yi Munyol, narrata in prima persona, è quella di Han Pyong-t'ae, un ragazzo della classe medio alta seulita, il cui padre, funzionario statale, è stato inviato per motivi politici in provincia. Il protagonista, lasciata così la scuola d'élite che frequentava nella capitale, si ritrova in un istituto regolato da principi meno avanzati, basati ancora su una gerarchia in cui il capoclasse, Sokdae, tramite una serie di alleanze e intimidazioni tra i compagni di classe e con la protezione, pur inconsapevole, basata cioè sull'incapacità di vedere le ingiustizie, dell'insegnante, sottopone il narratore come tutta la scolaresca ad angherie e prepotenze, ottenendo in più il migliore profitto in funzione di un sistema diciamo così clientelare, in base al quale si fa di volta in volta passare i compiti dai ragazzi migliori in ogni materia. La situazione, dapprima ostacolata dal narratore, si evolve con una sua iniziale sconfitta, dato che, per il fatto di trovarsi in minoranza tra gli studenti e per l'impossibilità di far credere alle autorità scolastiche le prepotenze di Sokdae, si adatta anch'egli alla gerarchia esistente, se non altro per quieto vivere. Soltanto in seguito, con la sostituzione dell'insegnante e l'arrivo di un docente più giovane e dai metodi più democratici, l'ingiustizia viene identificata, infine punita, mentre gli alievi ritrovano unità tra di loro e vincono il timore. La storia si conclude anni dopo, quando Pyong-t'ae, già laureato e sposato, incontra casualmente su un treno Sokdae e lo vede arrestare per un reato.

Abbiamo riassunto in questo modo anche per mostrare come questo romanzo breve sia un'allegoria del potere, metta in rilievo la costruzione di una barriera di prepotenza basata sull'intimidazione e l'adulazione ("la forza e il consenso", come scriveva Gramsci a proposito delle dittature); e come solo la fiducia nei valori della democrazia, dell'avanzamento per merito soltanto e della giustizia possano scuotere l'assolutismo e ricreare alleanze e solidarietà tra i cittadini.

Oltre al sostrato allegorico, costruito senza didattismo, perciò tanto più efficace, si ha qui naturalmente un romanzo di formazione, ben reso attraverso gli occhi di ragazzo del protagonista, non tuttavia infantilizzato, la cui voce non adultificata non ha niente di banale, è anzi una lezione di vita appresa fin da un'età in cui le illusioni, anziché persistere, si disgregano anzitempo.

[Roberto Bertoni]