23/05/11

Philippe Breton, ÉLOGE DE LA PAROLE


[Be cautious even with what you say. Foto di Marzia Poerio]


Philippe Breton, ÉLOGE DE LA PAROLE (2003). Parigi, La Découverte, 2007

Pare di buon auspicio un saggio che difende la parola nell'era delle comunicazioni di massa e ne rivendica l'uso oggi anche multimediale, affermando che "la comunicazione è il mezzo", ma "la parola è il fine" (p.6).

Per Breton, la parola è essenzialmente la parola "giusta" (p. 7), utilizzata per mediare il conflitto e le problematiche dello scontro; è anzi, ancor più enfaticamente, "un'alternativa alla violenza del mondo" (p. 9) e consente di cooperare con gli altri.

Tra i molteplici campi di applicazione di quesata interpretazione e pratica si trovano la democrazia sul piano sociale, l'interiorità sul piano personale, in breve quanto l'autore definisce "un'antropologia impegnata" (p. 11) e una prospettiva intenzionalmente "umanistica" (p. 10).

La parola si affianca al silenzio quando esso sia un "silenzio comunciazione" in cui la parola acquissisce un aspetto evidentemente enfatico (p. 36).

Nell'epoca di Internet, scrive Breton, la comunicazione è facilitata dalla rete, ma si tratta alla fin fine di "un'estensione di mezzi di comunicazione più antichi" (p. 45).

La parola riacquisice in tal modo, tra le superficialità non così rare nel periodo tardo moderno, un "senso" chiaro e forte di strumento contro la prevaricazione e l'insensatezza. La prospettiva di risoluzione non violenza e di interiorità dialogante rendono attivo questo libro di riflessione.

[Roberto Bertoni]