27/04/11

Paolo Maurensig, IL GUARDIANO DEI SOGNI


[The dream guardian's bench was empty that day. Foto di Marzia Poerio]


Paolo Maurensig, IL GUARDIANO DEI SOGNI. Milano, Mondadori, 2003

Ambientato nel 1981 il racconto di cornice, in cui il narratore in prima persona afferma di avere conosciuto in ospedale, nel corso di una degenza, condividendone la stanza, un personaggio eccentrico che dice di essere il conte Antoni Dunin, ungherese, sostiene di essere in grado di vedere i sogni delle persone che gli stanno accanto; e pare questa sua facoltà sia in qualche modo confermata. Dopo l'ospedale, il narratore fa delle ricerche e riesce a rintracciarlo in un ricovero per persone prive di mezzi di sostentamento a Venezia; ne riceve una parte della storia di vita e assiste alla sua morte.

La storia vera di Antoni è narrata dall'effettivo Antoni, reperito dal narratore in seguito in un palazzo veneziano. L'uomo che si diceva Antoni era in realtà Watek, il fratello illegittimo. Cresciuti insieme, Watek aveva avuto una funzione protettiva nei confronti del conte. In guerra lo aveva salvato con la telepatia da situazioni mondane imbarazzanti fin quando, persisi di vista durante un bombardamento, Watek ne era uscito interiormente devastato e aveva vissuto una seconda vita, volontariamente di privazione e vagabondaggio, rinunciando ai beni del mondo.

La struttura è, ancora una volta in Maurensig, per usare un suo titolo, a "canone inverso".

L'ambientazione è, come già in LA VARIANTE DI LUNEBURG, quella del periodo tra le due guerre e poi della seconda guerra mondiale, con attenzione in particolare all'est europeo, quasi ivi si rivelasse un serbatoio inesauribile di racconti e creatività e soprattutto la miscela di fantastico e reale cui Maurensig attinge delinenado un propio modello di fantastico con sospensione della credibilità naturalistica e l'esitazione sulla definizione dei fatti avvenuti, lasciando parzialmente spazio alla spiegazione razionale, una situazione in cui, meteletterariaamente, coem si legge nel romanzo "non ci credo, tuttavia non posso negarlo" (p. 75).

Lo straniamento è anche legato alla presenza di fatti storici accertati. Il comportamento dei personaggi somiglia più a modelli sociali dell'Ottocento che del Novecento, come se fossero fantasmi usciti dalla storia regredendo verso il passato. Il magico, il religioso e il bizzarro si miscelano. Il linguaggio è connotativo e antimediatico.

[Roberto Bertoni]