03/02/11

Ezio Raimondi, NOVECENTO E DOPO

Sottotitolo: CONSIDERAZIONI SU UN SECOLO DI LETTERATURA. Roma, Carocci, 2003

Raimondi illustrates how in modernity the sublime manifests itself within a framework of “dilettoso orrore”:

“[…] la luce è insidiata dal caos delle tenebre e la bellezza si incrocia con la dissonanza e l’informe, con l’essere nudo dell’uomo tra natura e storia, istinto e cultura, quanto più egli discopre nel flusso discontinuo della temporalità, anche in ciò che è domestico e quotidiano, la fatalità vertiginosa del proprio vuoto senza parola” (p. 28).

Discontinuity rather than linear chronology characterizes literature in the 20th century: “l”avventura letteraria del Novecento assomiglia a un fascio di segmenti discontinui, renitenti all”ordine univoco della linearità cronologica” (p. 35).

He mentions Curtius’ views on the sense of tradition in European literature until the 18th century. In agreement with Curtius, Raimondi, too, sees Goethe as the last traditional and the first modern author. Modernity is articulated in a new literary system by fragmentation and mannerism as it may be seen in Joyce’s and T.S. Eliot’s work.

Multiplicity, as defined by Calvino in LEZIONI AMERICANE, is another important aspect of modern literature which tends to be encyclopedic in an open way.ù

History and experiments are interrelated:

“Più la parola letteraria scava in se stessa, nelle fibre segrete della sua figura sonora, e più si apre al movimento sfaccettato della temporalità, alle forze in atto di una situazione storica. La presenza del tempo umano e del suo travaglio è sempre avvertibile nelle parole della letteratura, purché esse rechino al fondo l’ansia e quasi l’ossessione delle superfici dure della vita” (p. 59-60).

Prophetic authors as wells as heroic characters disappeared or changed connotations in the 20th century:

“Come l’ermeneutica a soluzioni multiple dell’atto di narrare impone allo scrittore la rinuncia al ruolo del legislatore o del profeta, così, lungo una via parallela, nel Novecento si consuma o si trasforma l’idea tradizionale dell’eroismo. Nel labirinto del secolo, sotto il segno sinistro dell’atrocità e della catastrofe, alla parola della letteratura riesce sempre più difficile raffigurare nei suoi accenti il pathos dell’eroismo. O forse il ricordo dell’eroismo può sopravvivere solo in un’immagine stravolta di degradazione e di angoscia, come scoprono, dopo l’uomo del sottosuolo di Dostoevskij, tanto Kafka quanto Céline” (p. 99).

Minimalism, and the relationship between unity and diversity, but also a still important role of literature, and especially of the novel, are aspects of the most recent phase of globalization when literature is based on a “pluralismo autentico” (p. 143), and, even more than previously, “inevitabilmente una Weltliteratur” (p. 142).

On literature as communication between the author and the reader, Raimondi writes:

“Il linguaggio della pagina scritta consente quello che potremmo chiamare il transito dell’esperienza, la sua trasmissione entro un ambito comunicativo che in sé costituisce già un superamento della solitudine verso una comunità potenziale, la quale però assume contorni non convenzionali, perché si dà proprio a partire dalla solitudine, nel suo senso pieno. Come è stato scritto, noi siamo sempre in cammino dentro il linguaggio: poiché esso si correla a ciò che è accaduto o poteva accadere, secondo i nostri ricordi, ci immerge quindi in un universo multiplo, fatto di altre esperienze, che nelle sfaccettature delle circostanze danno il senso della vita, capace di sorprendere, nel momento stesso in cui ferisce, anche fisicamente, nella vivezza corporea del nostro sentire. L’esperienza che si può compiere nella parola consiste precisamente in una trasmissione a un altro che contemporaneamente implica anche la ricezione di qualcosa di nuovo” (p. 127).

[Roberto Bertoni]