03/01/11

Raffaele Torella, PASSIONI ED EMOZIONI NELLE TRADIZIONI FILOSOFICO-RELIGIOSE DELL’INDIA PREMODERNA


[Tempio buddhista (Seoul 2010). Foto di Marzia Poerio]

“Rivista degli studi orientali”, LXXX.1-4, 2007, pp. 11-20

Si tratta dell’articolo di apertura di questo fascicolo che raccoglie gli ATTI DEL CONVEGNO “PASSIONI ED EMOZIONI IN INDIA E IN TIBET” (Roma, 2007).

Torella nota che l’India non ha mai concepito una scienza simile alla psicologia occidentale, nonostante l’esistenza di una tradizione di introspezione. Nei testi filosofico-religiosi di ascendenza brahmanica c’è una “forte integrazione […] fisica, emotivo-psichica e intellettuale dell’individuo” (p. 12), che comprende anche il mondo vegetale e animale. “L’universo materiale, emozionale e psichico viene a esistere […] solo perché l’anima possa riconoscersene estranea e isolarsi nella propria autoidentità” (p. 13).

In vari sistemi di pensiero e di comportamento, come per esempio nella scuola jaina e in quella buddhista, si “imbocca l’opzione che potremmo definire, un po’ all’ingrosso, ‘ascetica’” (p. 13), orientata attorno ai concetti di “attaccamento” e di “desiderio”, da cui occorre “liberarsi per salire verso l’atman o il nirvana” (p. 15).

Si distingue semmai una parte del tantrismo per cui le passioni e le emozioni “sono da coltivare, infine da far esplodere e dilagare al fine ultimo di creare contatto col magma nella universale Coscienza/Energia. La liberazione non avrà luogo […] a dispetto delle umane passioni ma precisamente in virtù di esse” (p. 20).

Sembra in definitiva che le soluzioni del rapporto con le passioni e le emozioni passino attraverso strade opposte: quella della psicoanalisi con la sua appendice contemporanea di espressione anche conscia e aperta, che si fa poi sempre più espressa nella società contemporanea occidentale sempre più disposta verso l’estroversione fino alla sua esagerazione narcisista e iperindividualistica; e quella dell’introspezione orientale, che non reprime le passioni, ma le studia, le contempla, le lascia scorrere senza afferrarne le negatività di fronte alla coscienza fino a quando questa, idealmente, possa esserne libera. La conoscenza delle passioni e delle emozioni, specie quelle afflittive, è difficile e implica percorsi lunghi; il dominio sulle passioni e le emozioni fino al conseguimento della serenità è ancor più complesso.

[Aurelio Devanagari]