19/01/11

Marina Pizzi, VIGILIA DI SORPASSO, 2009-2010 [21-30]

21.

agguati da fare in fretta
questa frittata all’astio.
domani m’intrometterò in un abituro
così per fermare l’orizzonte
e disseccare le pecche del rantolo.
domani m’inventerò un’aureola
per le catene d’ascia
dove fremono i poeti.
a monte di un pastrano senza asole
lo sbatte il vento con un’acutezza acerrima.
in pasto alla resina del boia
questo cipresso nato per non partorire
che risa di cancrena e posti vacui.


22.

l’autunno sacrifica le foglie
per un banchetto di passi.
a cuor leggero un francobollo esulta
di essere arrivato nella buca
innamorata delle lettere.
una minoranza di giochi
frattura le bambole che non sanno
ridere. tu mi opprimi col l’anima
a sacchetto e il bavero rimosso.
il prìncipe degli agrumi è un francescano
di liquori che fanno bene allo spirito
dallo spirito. il ghigno della luna mi sussurra
che la bambagia è solo un giro in giacca e
cravatta per di più scomode. le braci ossute
del calvario cinguettano malarie senza scampo.


23.

l’usanza del registro è stare all’erta
per il deposito di un’urna senza scempio.
in mano alla gita della rotta
il monello è un talamo di giochi.
qui per la maggiore va l’oasi del sogno
dove bivaccano le tane delle rondini.
scarsa baraonda inguine di vento
questo dispendio darsena sul seno.
mesti comunque il senno e l’augurio
quando si termina l’oceano del vate
e le stazioni baciano la terra.
disconvenevole l’attrito degli spasmi
l’aureola corrotta dalla frusta.
in mano alle moine del buon cordolo
tu dimentichi di me che sono innesto
con le perfette nuche che sperdono il dolore.


24.

mi mangerò le unghie fino al sangue
al guaio di gemere la fune garbuglio
di tramonti. in mano alla stesura del fossato
è venuto il Nobel per la letteratura polacca.
il guaio del fronte è il candore del fiore
il rosso ingenuo del papavero. vero il vecchiume
delle nuvole di pioggia. il generale medagliato
sul portone della caserma. l’imbuto del tornato
si fa sfidare dai gabbiani in perenne cerca.
i bottoni del vestito nuziale non reggono
il seno prosperoso, sognante nel respiro.
le spighe polverose dell’ultimo ranocchio
hanno spazi canonici oltre la falce
la gerarchia del santo che ne fa pane.
per minestre di chiodi è sotto stretta osservazione
una bimbetta blasfema ottuagenaria, ancora furba
badante della zolla che la reclama.


25.

quasi già lungo il tenebroso addio
e la risacca credula di vento
insacca l’ombra con l’oasi del brevetto.
a lungo sul verbale della notte
inciampa il veto di scoprir le stelle.
atroce villeggiare questa sciagura
abituro per la rondine del sacco.
abitudine d’acredine restare ospiti
di annulli nei discepoli che piangono
goliardie di servi le vendemmie.
in casa ho solo un remo per catalogo.


26.

nel solco che infuriò l’estate
bivacca la ronda della luna piena.


27.

Visibilio

scodella il mare l’ultimo barbaglio,
l’alunno sul cipresso piange il caso,
ondula il cipresso ritmi di novena.
matriarcale il ritmo della voce
ricerca consolanze di marea.


28.

dio della rondine il gerundio tenue
l’addio libero felice del costato
sulla maretta d’afa senza costrutto
dove ne avviene l’asma e il balbettio.


29.

tutti i dintorni del vento
con le saline darsene
dove si avviene ilarità canuta
la rotta di formarsi per bambini.
in trono alla giacenza del villaggio
canti la fanga che rincorre il corpo.


30.

l’ilarità del vuoto
il solo scempio
la casta delle rondini cattive
dove è morente il verbo della regola
tonfo d’io la lumaca in corsa.
le Erinni calamità del cielo bruno
costano molto lido di dolore.


[Le strofe precedenti di VIGILIA DI SORPASSO sono uscite su "Carte allineate" in data 27-11-2010 e 17-12-2010]