25/01/11

Guy de Maupassant, NOTRE COEUR

1890. Trad. italiana di F. Francavilla, IL NOSTRO CUORE, Milano, Rizzoli, 1963

André Mariolle, uno sfaccendato "abbastanza ricco per vivere a suo talento", che si è comportato finora con prudenza, restando "sempre sulla difensiva nella vita, [...] preservato dalle passioni" (p. 45), accontentandosi "di godersi la vita da spettatore, o meglio da dilettante" (p. 12), stimato dagli amici, ritroso verso gli ambienti mondani, "leale, devoto, di gradevole compagnia, simpaticissimo" (p. 13), cede poco per volta alle lusinghe di Michèle de Burne, vedova di un matrimonio senza amore, "civetta", salottiera, "di natura indipendente, gaia, perfino esuberante, dolcissima e amabile" oltre che bella ed elegante (p. 15), discreta e non chiacchierata in società, non di meno abile a irretire gli spasimanti numerosi.

La relazione intrattenuta da questi due personaggi vede André sempre più innamorato, desideroso di assoluto e di esclusività; e Michèle che, pur restandogli fedele e concedendosi alla storia segreta con lui, resta in qualche modo distante, continuando, seppure platonicamente, a flirtare con gli altri frequentatori del salotto e non in grado di scendere su un più intenso piano passionale. André soffre per questo e si allontana, rompendo la relazione.

A Fontanebleau, dove André si rifugia, una domestica, Élisabeth, si innamora di lui; si avvia così una nuova relazione. Quando Michèle ricompare, pur restando il cuore legato a lei, André stringe un legame più stretto con Élisabeth, promettendole che sarà la sua amante anche quando si trasferiranno a Parigi, scegliendo l'essere amato rispetto all'amare in quanto fonte di minore dolore.

Se questa storia viene delineata con tratti psicologici variegati, che esprimono le fasi alterne della sofferenza e della gradevolezza dell'amore, è al contempo un quadro d'epoca, con discussioni letterarie oltre che pettegolezzi urbani e il tentativo di rifugio non pienamente riuscito nella natura e nell'autenticità con le parti ambientate a Mont St Michel e a Fontanebleau.

Più intimo di altri romanzi di Maupassant, in parte (seppure solo indirettamente) orientato da vicende autobiografiche e scritto poco prima degli ultimi anni tragici di malattia e di ricovero nell'ospedale psichiatrico, si dota, come si legge en abyme, di "un occhio atto a captare le immagini, le attitudini, i gesti con la rapidità e la precisione di una macchina fotografica" per rappresentare "un brano dell'esistenza umana strappato alla realtà" e "il movimento della vita stessa" (pp. 21-22).

"Guardiamo tutto attraverso il sentimento", dichiara nel romanzo Michèle, "non dico attraverso l'amore - no - attraverso il sentimento, che ha ogni sorta di espressioni, di manifestazioni, di sfumature" (p. 29), sebbene il vero personaggio sentimentale sia qui non tanto lei quanto André.

Michèle rappresenta, come viene più volte ripetuto nel romanzo, la donna di "moderna disinvoltura"; diversa, secondo Mariolle, un altro personaggio, dalle "donne dei vecchi romanzi", cioè "spirituali" e "di cuore" (p. 32).

Strano, leggendo alcune critiche, come la figura di Élisabeth, personaggio così sensibile, risulti spesso semplicemente la "domestica" invece di avere il nome che merita di essere registrato, dato che questa ragazza di modeste origini è capace di innamorarsi e di dimostrare attenzione genuina al fidanzato, a differenza della mondana signora protagonista e dei rappresentanti della classe sociale di Michèle, sebbene alla fine Élisabeth stessa sia lusingata dalla prospettiva di salire nella scala sociale diventando l'amica di un ricco, ma questa aspirazione si confonde in lei col sentimento autentico verso André e non affiora invece in quanto arrivismo alla sua coscienza.

[Roberto Bertoni]