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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
Address (place of publication): Italian Dept, Trinity College, Dublin 2, Ireland. Tel. 087 719 8225.
ISSN 2009-7123
13/11/10
Annamaria Ferramosca, NOMI PER UN’ISOLA
[Temporary island at Glendalough. Foto di Marzia Poerio]
NOMI PER UN’ISOLA
Non chiamatemi isola
Chiamatemi quiete inquieta
a pochi passi dal rogo
dove la cadenza di luce
ha pure lacrime
Chiamatemi terra di nascite
desiderio di tregua
illimite speranza tra le spine
Chiamatemi vista sul cielo
ipnotica
occhio d’oliva
castano contro azzurro
a notte ubriaco di stelle
di grida
Non chiamatemi isola
Chiamatemi nodo di rete
dove s’impiglia il poeta
a rubare bellezza al buio
Questo mare di rose
rosmarino
ape febbrile ronza
di spruzzi alle finestre
Questo mare timo-re
sovrano che s’infoglia
al centro del mio abbandono
Chiamatemi seme di mare sull’abisso
Da ingenui arrembaggi mi salva
una muta di mandorli e delfini
(il tempo non ha che lame di schiuma)
Chiamatemi messaggio pietrificato
bottiglia dei giganti di Pasqua
tangente d’amore attraverso l’oceano
magmatico canto sotterraneo
Non chiamatemi isola
Chiamatemi schianto d’un ricordo
casa ritrovata, corrosa, ma salva dall’oblio
tana larvale
riposo su pietre levigate, mai vinte
Chiamatemi favola in sogno
quindi doppio sogno
trama del tempo, dove
il destino fiorisce nella grande
domanda della notte
Non so se inganno o ritrosia
questo accerchiarmi d’onde di speranza
E poi lasciarmi
ad asciugare il diluvio
Della mappa del pianto
solo un’orma di saudade
Così insegno
la geografia del limite
e a varcarlo
Ci sarà sempre un’isola
aspra, guado di rabbia e festa
alle parole
NAMES FOR AN ISLAND
Do not call me island
Call me restless rest
a few paces from the pyre
where the lilting light
sheds pure tears
Call me land of births
desire for truce
boundless hope through the thorns
Call me hypnotic
view of the sky
olive eye
brown against blue
drunk at night on stars
on shouts
Do not call me island
Call me knot in a net
where the poet gets enmeshed
stealing beauty out of darkness
This rosemary sea
of marine roses
a feverish bee buzzes
sea-spray on windows
This mari-thyme sha-king
a sovereign sprouting leaves
at the centre of my abandonment
Call me sea seed on the abyss
I am saved from naive boardings
by a team of almonds and dolphins
(time only has foam blades)
Call me message turned to stone
a bottle from the Easter giants
love’s tangent across the ocean
magmatic subterranean song
Do not call me island
Call me crashing memory
recovered house, corroded, but saved from oblivion
a lair for larva
repose on smooth, unvanquished stones
Call me fairytale in a dream
therefore double dream
time’s plot, where
fate flowers in the great
question of the night
I don’t know whether this girdling myself
with waves of hope is deceit or coyness
Leaving me later
to dry out the flood
From the map of tears
there’s only a trace of saudade
This is how I teach
the geography of limit
to cross it
there will always be a rugged
island, a ford of rage and feasts
leading to words
[Traduzione di Anamaría Crowe Serrano]
Nota: La poesia è tratta da Annamaria Ferramosca, OTHER SIGNS, OTHER CIRCLES: A SELECTION OF POEMS: 1990-2009 (Translation and Introduction by Anamaría Crowe Serrano), New York, Chelsea Editions, 2009. Altre poesie di questa raccolta sono state pubblicate, per cortesia dell'autrice e della traduttrice, su numeri precedenti di "Carte allineate".