15/10/10

Feng Xiaogang, JÍ JIÉ HÀO (ASSEMBLY)


[The field of fallen leaves. Foto di Marzia Poerio]

Feng Xiaogang, JÍ JIÉ HÀO (ASSEMBLY). Cina 2007. Sceneggiatura di Liu Heng. Con Deng Chao, Hu Jun, Li Naiwen, Liao Fan, Ren Quan, Tang Yan, Wang Baoqiang, Yuan Wenkang

Si tratta di una storia commovente, umana, critica delle distorsioni del potere, che inizia ai tempi dell'offensiva dello Huahai, nel 1948-49, in cui si confrontarono su campi avversi i nazionalisti e i comunisti cinesi con eserciti di più di mezzo milione di soldati ciascuno.

Il capitano protagonista, Gu Zidi, ha il compito di difendere un guado strategico con il numero irrisorio di 47 commilitoni. L'ordine è di ritirarsi quando sentiranno il trombettiere del battaglione a poca distanza suonare il segnale dell'adunata (da cui il titolo in inglese, "assembly"). Alcuni soldati, sul punto di essere massacrati dal nemico che, in quella circostanza specifica (nonostante la vittoria finale dei comunisti), era preponderante numericamente, dicono al capitano, che ha un difetto di udito, di avere sentito la tromba. Non essendo chiaro se questa sia o meno la verità e non avendo udito il segnale egli stesso, Gu Zidi ordina di continuare il combattimento fino all'annientamento dei suoi uomini.

Gu Zidi sopravvive, unico, miracolosamente; indossa per salvarsi una divisa del Kuomintang; ritrovato privo di sensi, viene ricoverato in un ospedale comunista per prigionieri di guerra, sospettato oltretutto di tradimento. Pervaso da sensi di colpa perché forse quel segnale c'era stato, e sentendosi responsabile della morte dei compagni, inizia di lì il tentativo di restaurare l'onore del plotone e la verità dei fatti. Rifugiatisi in una cava fatta salvare proprio per preservare i cadaveri dal depredamento, i corpi non vengono ritrovati, il capitano viene infine riabilitato e ammesso a partecipare alla guerra di Corea, in cui salva un giovane ufficiale da una mina, legandosi a lui da amicizia e facendolo sposare con la vedova di un maestro giovane e mite che aveva fatto eleggere ai tempi della battaglia commissario politico per salvarlo dall'orrore della fucilazione (il maestro era stato imprigionato per condotta timorosa durante un'azione di guerra, ma nella battaglia del fiume morirà da eroe).

Divenuto colonnello, l'amico di Gu Zidi lo aiuta a far riaprire il caso, ma i funzionari del partito comunista continuano a domandargli se avesse o meno tradito con sua continua frustrazione; il cunicolo in cui dovrebbero trovarsi i cadaveri è stato frattanto coperto da un deposito di carbone. Gu Zidi viene per lo meno sollevato dal rimorso quando scopre dal trombettiere sopravvissuto che l'ufficiale al comando del reggimento, ormai anch'egli decedduto, non aveva mai ordinato di suonare l'adunata, al contrario era chiaro fin dall'inizio della battaglia che le truppe al comando di Gu Zidi sarebbero state annientate, era questa la loro missione al fine di facilitare la ritirata del resto del reggimento. Siamo ormai nel 1956: è evidente che se da un lato la dedizione di Gu Zidi alla retta causa preserva la fiducia per lo meno nel giusto agire, tuttavia le strutture ufficiali sono in torto, sembrano sviate dai fatti politici e non riescono a vedere la verità, senza contare la critica nei condotti della crudeltà e del cinismo che sacrifica gli esseri umani per ottenere uno scopo militare.

Un fatto imprevisto, l'allagamento della miniera, porterà infine alla luce i resti dei militari scomparsi, dal che conseguono la riabilitazione di Gu Zidi e le medaglie al valore assegnate ai caduti.

Abbiamo guardato con partecipazione questo film sulla tragedia di una delle guerre di cui in Occidente si parla tuttora poco nel dettaglio. Si ha la proiezione sul quadro eterno della guerra come fenomeno di per sé efferato e insensato. Viene messa in rilievo la testardaggine del giusto che infine riesce a ottenere lo scopo di onorare coloro ai quali ogni postumo tributo è dovuto.

Ottima la recitazione. Il colore è quasi tutto nella neve tra sfumature fredde e grigiastre. Credibile risulta la ricostruzione dell'indigenza estrema: i militari degli anni Quaranta che mangiano solo patate bollite; le divise che scarseggiano; i cannoni improvvisati con bidoni di catrame pieni di esplosivo azionato da una miccia. Scarse appaiono le consolazioni di una seconda vita per coloro per cui essa può esistere; mentre la memoria sembra l'unica salvezza per gli altri, primo tra di loro Gu Zidi.

[Renato Persòli]