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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
21/09/10
Zygmunt Bauman, LIQUID MODERNITY
[Yin liquidity digged into what used to be yang rock. Foto di Marzia Poerio]
Zygmunt Barman, LIQUID MODERNITY. Oxford, Polity, 2000
Abbiamo riletto questo volume di Bauman nell'edizione originale inglese (da cui sono tratte le citazioni che si è preferito non tradurre). Se su certi piani ci è parso non prefigurare tutto quello che oggi esiste nella società, soprattutto sul piano politico, e sebbene sia stato scritto prima dell’11 settembre 2001, una data che ha aperto elementi di guerra (un tema qui non trattato) e ulteriori aspetti di conflitto, rappresenta tuttavia, a molti livelli, soprattutto quello del ruolo dell’individuo nella società dei consumi, una descrizione di ciò che siamo in effetti, che va di pari passo con le ricerche di altri come Beck, Giddens e Sennett.
La prefazione, intitolata ON BEING LIGHT AND LIQUID, applica questi due concetti alla società tardomoderna, “late modern or postmodern society, Ulrick Beck’s society of ‘second modernity’ or, as I prefer to call it, the ‘society of fluid modernity’” (p. 23). Se è vero che, come si dichiarava nel Manifesto Comunista, già dall’Ottocento, con la frase nota di Marx, “all that is solid melts into air”, è però anche vero, secondo Bauman, che le istituzioni sociali e politiche divennero a loro volta, col passare del tempo, solide nel senso di stantie e rigide, ingabbiandosi in una serie di abitudini familiari e personali statiche, classi sociali stabili, atteggiamenti economici e convenzioni sociali fondate sul peso e sulla solidità piuttosto che sulla leggerezza e sulla liquidità che invece caratterizzano la fase più recente della società globalizzata, dagli anni Ottanta in poi. Si tratta di una modernità computerizzata, sottratta alla localizzazione in un unico luogo, impersonale nelle strutture di potere. Pertanto, scrive Barman, “there are reasons to consider ‘fluidity’ or ‘liquidity’ as fitting metaphors when we wish to grasp the nature of the present, in many ways novel, phase in the history of modernity” (p. 2).
“The liquidizing powers have moved from the ‘system’ to ‘society’, from ‘politics’ to ‘life policies’ - or have descended from the ‘macro’ to the ‘micro’ level of social cohabitation.
Ours is, as a result, an individualized, privatized version of modernity, with the burden of pattern-weaving and the responsibility for failure falling primarily on the individual’s shoulders” (p. 8).
Il potere è diventato “extraterritorial” e controlla non più, come nel Panopticon di Bentham ripreso da Foucault, tramite la presenza continua e costante, bensì per mezzo dell’essere “beyond reach”, secondo le leggi di una “sheer inaccessibility” (p. 11). Secondo Bauman si è passati dal Panopticon a una situazione in cui, come osserva Mathiesen, “it is now the many who watch the few” e “obedience to standards […] tends to be achieved nowadays through enticement and seduction rather than by coercion” (p. 86). Questa, però, pare la parte più debole dell’argomentazione di Bauman, perché la nuova destra, se si serve delle strategie della “seduzione”, è al contempo decisa a controllare la società in modo autoritario, mentre le gerarchie delle istituzioni hanno ridotto la democrazia; su questi piani sono più d’accordo con chi parla di postdemocrazia e involuzione autoritaria della democrazia. Tuttavia sul piano del privato, della flessibilità in generale, delle mode culturali e dell’individualismo e del nomadismo, l’analisi di Bauman sembra ancora attuale.
Contemporaneamente, è prevalso il “nomadism” rispetto al “sedentarism” e ai principi di “territorialità and settlement” (p. 13). Proprio la mobilità è utile al potere per dominare nella nuova società (p. 14).
Sul piano del tessuto sociale si è assistito alla “disintegration of the social network” e a un “ falling apart of effective agencies of collective action” (p. 14).
Per mettere in evidenza queste problematiche, il volume esamina cinque aspetti: “emancipation, individuality, time/space, work and community” (p. 8).
EMANCIPATION
Uno degli elementi di questo capitolo è il rapporto tra desideri e libertà, il cui equilibrio può essere creato o “by cutting down the desires and/or imagination”, o “by expanding one’s ability to act” (p. 17). Esistono una libertà soggettiva e una libertà oggettiva con la loro dinamica reciproca per cui anche iin condizioni di libertà oggettiva ci si può sentire non liberti e viceversa.
Ci sono riferimenti a Marcuse e in generale alla teoria critica della scuola di Francoforte, ma l’idea chiave di questi pensatori, cioè la schiavitù dell’individuo al sistema sociale, è “outdated, in quanto l’individuo ha ormai la libertà personale, anzi “social institutions are only too willing to cede the worries of definitions and identities to the individual initiative, while universal principles to rebel against are hard to findd” (p. 22). La teoria critica si orientava contro una “totalitarian tendency” (p. 26) della società e difendeva l’autonomia, la libertà di scelta e l’autodeterminazione dell’individuo, ma i modelli di società del tipo di Orwell e Huxley sono superati dalle nuove forme della modernità, e principalmente la crisi dell’idea di progresso, “of the belief that there is an end to the road along which we proceed, an attainable telos of historical change”; e la “deregulation and privatization of the modernizing tasks and duties” (p. 29).
Quanto alle norme sociali in relazione alla libertà, esse “enable as they disable”, o, citando Giddens: “to imagine a life of momentary impulses, of short-term action, devoid of sustainable routines, a life without habits, is to imagine indeed a mindless existence”. Secondo Bauman le regole sono diminuite in certi casi proprio al punto di una “mindless existence” (p. 21).
Riguardo alle identità, “human beings are no longer ‘born into’ their identities” (p. 32), ma le formano in narrative di vita molteplici.
L’individualizzazione è fondata sulla corrosione dell’idea di cittadinanza; le comunità sono fragili e di breve durata; “individualization is here to stay” (p. 37). “The task is now to defend the vanished public realm” (p. 39). “The job with which human beings are charged today remains much the same as it has been since the beginning of modern times: the self-constitution of individual life and the weaving as well as the servicing of the networks of bonds with other self-constituting individuals” (p. 49).
INDIVIDUALITY
Enuncia due prefigurazioni della società contemporanea: Brave New World di Huxley, che mette in rilievo una società integrata, dimentica dei problemi politici, “carefree and playful”; e 1984 di Orwell, la società controllata e totalitaria “of individual freedom not just reduced to a sham or naught, bu keenly resented by people drilled to obey commands and to follow set routines” (p. 53). Ciò che hanno in comune è la convinzione che “the future held in sotre less freedom, more control, supervision and oppression” (p. 54), mentre il mondo odeirno si è alleggerito sebbene esistano le strutture del potere.
Il modello fordista di produzione e integrazione è stato superato. La predizione weberiana dello sviluppo della burocrazia a livelli esagerati non si è verificato (Weber è discusso alle pp. 59-60). Si è assistito al “passage from heavy to light capitalism” con la “dissipation of invisible ‘politburos’” (p. 60). In una frase, “everything, so to speak, is now down to the individual” (p. 62).
“Authorities no longer command; they ingratiate themselves with the chooser; they tempt and seduce” (p. 64). La politica con la P maiuscola è stata sostituita dal modello proposto dalle figure pubbliche. “The life conditions in question propmpt men andd women to seek examples, not leaders” (p. 71).
Ciò che secondo Bauman ha sostituito le autorità tradizionali (“law-giver, norm-setter, preacher or teacher”, p. 67) nel mondo consumista e liquido è l’esempio fornito da individui specifici; così per esempio nei chat-show e questo spiega anche perché sono tanto seguiti, inoltre si collega alla pubblicizazione del privato: “Chat-shows legitimize public discourse about private affairs. They render the unspeakable speakable, the shameful decent, and transform the ugly secret into a matter of pride”, il pubblico si riconosce nei problem presentati dai partecipanti ai chat-shows: “they are reconfirmed as private and will emerge from their public exposure reinforced in their privacy” (p. 69).
L’attività dell’acquisto (“shopping”), basata sullo “scanning the assortment of possibilities” (p. 73) è una delle metafore della società liquida e caratterizza il nostro atteggiamento in tutte le fasi della vita, anche quando non facciamo acquisti propriamente detti: “shopping is not just about food, shoes, cars or furniture items. The avid, never-ending search for new and improved examples and recipes for life is also a variety of shopping” (p. 74), come pure gli atteggiamenti con cui ci accostiamo al fare amicizie, cercare lavoro, migliorare l’immagine personale, ecc.
Somiglia ai procedimenti dell’acquisto anche l’identità: “given the intrinsic valatility and unfixity of all or most identities, it is the ability to ‘shop around’ in the supermarket of identities, the degree of genuine or putative consumer freedom to select one’s identity and to hold to it as long as desired, that becomes the royal road to the fulfillment of identity fantasies” (p. 83). “The mobility and flexibility of identification which characterize the ‘shopping around’ type of life are not so much vehicles of emancipation as the instruments of the redistribution of freedoms” (p. 90).
Il consumismo attuale è basato non tanto sul bisogno (“need”) quanto sul desiderio (“desire”) (p. 74) e sulla scelta vasta dei prodotti, con un risvolto anche psicologico della differenza tra abbienti e meno abbienti: “the more choices the rich seem to have, the less bearable to all is a life without choosing” (p. 88).
TIME/SPACE
La riduzione del tempo e dello spazio favorita dalle comunicazioni veloci e dagli strumenti elettronici ha ridotto i fenomeni di permanenza, producendo quello cche Baumaan definisce “instant living” (p. 123); e ha influito sul senso di comunità, provocando “separation in lieu of the negotiation of life in common” (p. 94).
L’incontro con gli altri è spesso un “event without a past” e molte volte anche “without a future” (p. 95). Similmente liquidificati sono i rapporti interpersonali come il matrimonio, traformato in coabitazione, spesso anche solo temporanea. Anche i rapproti personali vengono rapidamente consumati e dispersi (p. 163).
Lo spazio pubblico è raramente anche “civil space” (p. 105) e si è trasformato con frequenza nel non luogo (“non-place”, p. 102), fondato sul consumo.
Tempo e spazio mutati, oltre ai meccanismi economici contemporanei, hanno provocato spostamenti di popolazione; e la presenza degli stranieri ha a sua volta creato sentimenti di insicurezza, la paura dell’altro, la reinvenzione dell’identità etnica (p. 107).
WORK
L’insicurezza domina i rapporti di lavoro con la precarietà (“precariousness”, p. 161) e l’impermanenza dei contratti, la facilità con cui la forza lavoro viene espulsa dal posto fisso o temporaneo, il mutamento delle aspettative e delle possibilità in assenza di “long-term secutiry” (p. 162).
COMMUNITY
Come in altre parti del volume, anche in questo capitolo si mette in evidenza quanto sostiene Eric Hobsbawn: “Never was the word ‘community’ used more indiscriminately and emptily than in the decades when communities in sociological sense became hard to find in real life” (p. 171).
In quest'ultimo capitolo si esaminano anche il rapporto tra stato-nazione e altre forme di comunità emerse.
[Roberto Bertoni]