19/09/10

SHÉN DIĀO XIÁ LU (THE RETURN OF CONDOR HEROES)


[The water pavilion (Chandeokgung, Seoul). Foto di Marzia Poerio]


Serie televisiva cinese in 40 puntate, 2006, diretta da Yu Min. Basata sul romanzo di Jin Yong (pseudonimo di Louis Cha), 1959. Con Kenny Bee, Dingdang, Kong Li, Jessey Meng, Yang Mi, Liu Yifei, Wang Luoyong.

Anche questo mese uno sceneggiato del genere Wuxià, con trama più lineare di altre, ma non certo priva di diramazioni, ritardi del finale, complicazioni psicologiche.

Il bambino Yang Guo ha perso il padre Yang Kang in circostanze che resteranno segrete per larga parte di questa storia ambientata nel XIII secolo lungo un arco di circa trent’anni, e quando saranno rivelate provocheranno prima un malinteso che porterà Yang Guo a ritenere autori del delitto del padre gli zii che l’hanno adottato, fino al chiarimento intervenuto dopo varie traversie.

Yang Guo viene assegnato dagli zii a un tempio taoista da cui, maltrattato, se ne va, risedendo in seguito in una caverna denominata la “tomba” con un’adolescente, Xiaolongnü, appartenente alla setta dei “morti viventi”, la quale, oltre ad allevarlo, lo educa nelle arti marziali. Il divario di età tra i due non è troppo elevato, tanto che, quando il giovane eroe cresce, si innamorano l’uno dell’altra in un rapporto platonico che nondimeno subisce lo stigma sociale del mondo delle arti marziali, risultando una relazione sconveniente in quanto è tra maestra e allievo.

Nonostante i pregiudizi e i numerosi ostacoli che si frappongono sul loro cammino, i due infine riusciranno a sposarsi e a vivere uniti. Non prima di essere stati separati per vari mesi da un equivoco: lei viene violentata da un monaco che la benda e a cui non si oppone credendo che sia il fidanzato; e quando questi, a cose fatte, nega, lo abbandona fino a quando lui, anche se inconsapevole dell’accaduto, le chiede di sposarlo. L’equivoco si chiarirà solo molti anni dopo, al che la ragazza punirà il violentatore uccidendolo. Una seconda separazione è dovuta alla decisione di Xiaolongnü di allontanarsi per non offuscare col fidanzamento il buon nome dell’amato, ma gli anni di separazione non servono che a rafforzare questo amore. Infine lei si allontana per ulteriori dodici anni perché teme di essere ferita mortalmente e lui ha promesso di suicidarsi se lei morirà. Xiaolongnü sopravvive alla ferita, ma è finita in un’altra caverna da cui non c’è via d’uscita, apparentemente, e non riesce a far capire a Yang Guo dove si trova nonostante abbia scritto un messaggio allusivo sulle ali delle api che alleva e che volano in superficie dove lui passa. Yang Guo la trova lo stesso, fortuitamente; scoprono una via d’uscita; partecipano a una guerra vincendola per i cinesi. Yang Guo ha frattanto perso un braccio, tagliato dalla cugina impulsiva e arrogante, che tutta la vita lo detesta fino a quando, divenuto abile praticante del Kung Fu ed eroe nazionale, le salva il marito.

Come in altre opere ispirate ai romanzi di Louis Cha, autore anche di saggi sulla storia cinese, lo sfondo degli eventi è il rischio del crollo della Cina sotto le invasioni straniere, la transizione tra una dinastia e la successiva, il momento in cui “il mondo è immerso nel caos”, come ripetono qui e altrove i suoi personaggi, quasi le sue narrazioni avessero come sostrato allegorico la misura del potere esistente, la sua decadenza, il rinnovamento e il superamento.

L’etica confuciana produce eroi ed eroine che dicono la verità, operano in funzione del bene ideale e non delle trame e delle astuzie che caratterizzano invece il sottomondo narrativo dei coinvolti attivamente nella politica tra i corridoi del potere. Non è tanto il bene in astratto a trionfare, quanto l’esempio positivo, la dimostrazione, con la testimonianza personale, che si può vivere in accordo con la natura profonda, col Sé junghiano si potrebbe dire, o più propriamente, nell’arco di ideologie disponibili storicamente ai personaggi, col nucleo della coscienza che più corrisponde alle positività.

La critica non risparmia il ceto clericale, soprattutto taoista; e in questa storia, forse più che in altre tratte dallo stesso autore, la spontaneità è vista come valore dominante.

Tali pure il perdono, la moderazione, l’autocontrollo, che arriva al punto di evitare la vendetta, da parte di Yang Guo, anche quando viene mutilato dalla cugina. Ciò non significa che egli demorda dalla contestazione della malvagità, o che assuma atteggiamenti monastici, ma piuttosto che segue un codice di comportamento etico fondato sui principi e che non può cedere alle emozioni negative se non vuole corrompersi, deviare, interrompere il cammino dell’evoluzione interiore.

Colpisce il motivo della caverna, che è a più livelli: il fondo oscuro dell’inconscio simbolizzato in un ambiente geografico che congrega il gelo, il buio, la protezione, le tane e i ricettacoli, la tomba come morte al mondo e rifugio rispetto al fuori indisciplinato, turbolento, sconvolgente.

La recitazione atarassica di Liu Yufei, astro ascendente del cinema cinese, i suoi costumi di scena bianchi e vaporosi, i movimenti armoniosi aggiungono elementi di grazia (foscoliana) al testo.

[Renato Persòli]