21/04/10

Hou Yong, MÒ LI HUĀ KĀI


[By the tea house. (Shanghai, 1993). Foto di Marzia Poerio]


Hou Yong, MÒ LI HUĀ KĀI. Cina, 2004. Titolo della versione cinematografica in lingua inglese: JASMIN WOMEN; tratto dal romanzo di Su Tong, FUNÜ SHENGHUO (trad. it. VITE DI DONNE, Torino, Einaudi, 2008). Fotografia di Yao Xiaofeng. Musica di Li Ye. Con Joan Cheng, Jiang Wen, Lu Yi, Li Ye, Zhang Ziyi


Mò, Li e Huā del titolo sono i nomi delle tre giovani protagoniste, residenti a Shanghai e interpretate tutte e tre da Zhang Ziyi, ciascuna in una delle tre parti del film intitolate rispettivamente NONNA, MADRE, FIGLIA. L’attrice che recita nel ruolo della madre di ognuna è Joan Cheng. Va subito detto che uno dei pregi notevoli di questa pellicola è proprio l’interpretazione di queste due attrici di rilievo, Zhang Ziyi soprattutto, che qui esplica la vitalità di giovane proposta con talento anche in altri film (in particolare RITORNO A CASA e LA TIGRE E IL DRAGONE) e si cala in tre personalità simili e diverse, manifestando indipendenza, irrequietezza, turbamento come, a tratti, in 2046.

La prima parte è ambientata negli anni Trenta e forse si può dare una data più precisa dato che a un certo punto sembra di notare l’invasione giapponese del 1938. Nel laboratorio fotografico con casa soprastante della madre di Mò arriva un regista che, notata la ragazza, ne fa un’attrice nonché la propria amante con smacco della madre di lei, ma in seguito alla guerra cino-nipponica e per truffe compiute fugge a Hong Kong lasciandola con un figlio che lei ha rifiutato di abortire. Mò torna a vivere con la madre e l'amante di quest'ultima, il quale dopo vari tentativi sta un giorno per sedurre Mò quando la madre sopraggiunge. La madre, non resistendo al trauma, si uccide.

Nella seconda parte, ambientata negli anni Cinquanta, forse verso il 1956, Mò è la madre. Sua figlia Li si innamora di un operaio, lo sposa, tenta di vivere a casa di lui, ma per difficoltà dovute a differenze di abiti e consuetudini, vanno infine a risidere nell'appartamento della madre di lei. Li non può avere figli; la coppia adotta la piccola Huā. Li impazzisce, giungendo, senza alcun fondamento, in base a sue allucinazioni, ad accusare il marito di molestare la bambina. Il marito si uccide. Vittima della follia, Li scompare allontanandosi un giorno lungo i binari della ferrovia per seguire lo sposo deceduto. Huā cresce con la nonna.

Nella terza parte, si direbbe nei primi anni Ottanta, è Huā a innamorarsi dell’uomo sbagliato, un compagno di scuola. Si sposano. Egli completa gli studi in un’università lontana, non rientrando neppure d’estate. Infine va in Giappone e chiede il divorzio nonostante Huā sia già in attesa di un figlio. La nonna la invita ad abortire, ma Huā tiene il figlio.

In tutte e tre le storie, prevalgono il sentimento e la scelta personale della donna sulle convenzioni sociali e sulle ideologie, compresa quella comunista. Il ruolo degli uomini è in prevalenza negativo (non nel secondo episodio, però). Tra madre e figlia e nonna e nipote c’è un rapporto di solidarietà necessaria, ma anche di conflitto. Le anziane sono deluse dal passato e vorrebbero convincere le giovani a modificare ciò che il destino e la testardaggine offrono loro, ma le giovani agiscono ostinatamente di testa propria. Tra la maglie del fato si annida la tragedia; alle spalle di questa, la malattia mentale.

La continuità narrativa, oltre che dalle generazioni che si alternano, è garantita dall’unità di luogo (la casa di Shanghai e più in generale la città). La musica è ottimo accompagnamento dell’azione; anche in questo caso c'è un trait d'union, costituito da una canzone che ha per titolo FIORE DI GELSOMINO, in cinese MÒ LI HUĀ, cioè una combinazione dei nomi delle tre protagoniste [1]. La ricostruzione degli ambienti è accurata. La fotografia di Yao Xiaofeng, la scelta di tinte tendenti spesso verso il verde e con alternanza del chiaro e dell'oscuro, nonché una lentezza (ma non eccessiva) dei movimenti conferiscono sfumature poetiche.


NOTE

[1] Si tratta di una canzone popolare (ripresa tra l'altro in TURANDOT di Puccini). Cfr. 茉莉花, notizie e 茉莉花 in una scena del film.


[Renato Persòli]