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A cura di / Ed. Roberto Bertoni.
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ISSN 2009-7123
09/02/10
Jacob Cheung, A BATTLE OF WITS
["Oh the time of peacefulness when we contemplated that Zen landscape just before the war destroyed all harmony". Foto di Marzia Poerio]
Jacob Cheung, A BATTLE OF WITS. Hong Kong, 2006. Con Fan Bingbing, Andy Lau, Choi Siwon, Ahn Sung-ki, Nicky Wu, Wang Zhiwen
Basato su un romanzo di Ken'ichi Sakemi e su un fumetto manga di Hideki Mori, con un intreccio di media ormai non più raro, questo film punta più sull'eroico di stampo umano che sugli effetti speciali cui si è assistito in realizzazioni storico-epiche di provenienza cinese in cui si impone il meraviglioso, si vedano le battaglie tra individui che eccedono le normali capacità umane volando spada in pugno o a corpo libero su muri e tra bambù flessibili in alcune pellicole, peraltro di ottimo livello estetico e culturale e di registi notevoli, tra cui anche Zhang Yimou.
Jacob Cheung dirige battaglie con scene di massa e movimenti di truppe dinamici, l'assedio di una città (Liang) e le risposte degli assediati con tecniche come la pece e l'allontanamento dei rampini, in modi che investono le armi, soprattutto gli archi e le macchine belliche, come pure il corpo a corpo, ove l'abilità resta sulla terra, creando un’interessante variazione rispetto ai fantasy più diffusi, trasportando inoltre il linguaggio del fumetto in quello del cinema con un certo realismo che intende conferire credibilità a una storia che è in parte, però, improbabile e fantastica in quanto si incentra sull'assedio di una roccaforte con poche migliaia di soldati da parte di un esercito di centomila che viene sconfitto per le tecniche di difesa intelligenti adottate. Se viene in questo modo rivalutata la guerriglia di popolo, è difficile non notare l’implausibilità storica, sebbene sia fruibile e godibile la dinamica delle azioni riprese di fianco con effetto di immediatezza e dall'alto con risultati di prospettiva.
I dialoghi sono quotidiani e chiari e si svolgono sulle due bande dell'emotività e della razionalità.
La prima è collegata a una storia d'amore tra il salvatore della città, Ge Li (l'attore Andy Lau), un saggio seguace di Mozi [1], e un'eroina guerriera, Yi Yue (l'attrice Fan Bingbing), che per la sua dedizione all'inviato avrà la lingua strappata, per cui non potrà rispondere agli appelli di Ge Li quando egli cerca di salvarla dall’affogamento nelle prigioni invase dall'acqua che lo stesso moista ha scatenato come una delle strategie di difesa di Liang. Melodramma in questo caso e tendenza al coinvolgimento emotivo dello spettatore.
La parte razionale, o meglio anche iperrazionale, è la logica machiavellica della politica, impersonata dal re di Liang che, una volta che il pericolo è stato sventato per merito di Ge Li, essendo quest'ultimo diventato troppo popolare tra gli abitanti, decide di detronizzarlo nonostante sia stato colui che lo ha salvato. Si contrappongono questa ideologia e quella del disinteresse e della lealtà, del pacifismo e dell'uso della guerra solo come autodifesa. Il finale è al contempo di disperazione e tensione verso un futuro: il seguace di Mozi si allontana con pochi disperati, lasciando alle spalle Liang liberata e andando senza eroismi verso altre imprese.
Ora al raccontarlo su questa rivista, si osserva che (così opera l’inconscio?) ci è piaciuto a dire il vero più di quanto si fosse ritenuto al momento della visione.
[Renato Persòli]