07/02/10

Carl Gustav Jung, ANSWER TO JOB

Edizione in lingua tedesca: 1952. Traduzione inglese di R.F.C. Hull. Edizione pocket: London, Routledge, 2002


Interessa per varie ragioni questo testo di Jung, soprattutto forse per la storicità degli archetipi che vi si ipotizza, ovvero il loro mutamento nel tempo da forme arcaiche a forme più moderne; ma andando con ordine, e rinunciando a render conto di tutte le idee esposte nel saggio, si enucleano cinque nuclei qui di seguito.

1. Yahweh mette alla prova Giobbe senza pietà, come se dubitasse del proprio vincolo di fedeltà con Israele, in modo tale che "if Job gains knowledge of God, then God must also learn to know himself" e con la conseguenza che il tentativo di Yahweh di corrompere Giobbe modifica la natura dello stesso Yahweh (34). Nello sviluppo storico dell'archetipo, l'incarnazione di Cristo è dovuta al "curious change which comes over Yahweh's behaviour after the Job episode", cioè della sconfitta morale inflitta da Giobbe a Dio (51): "Yahweh must become man precisely because he has done man a wrong. He, the guardian of justice, knows that every wrong must be expiated, and Wisdom knows that moral law is above even him. Because his creature has surpassed him he must regenerate himself" (52).

2. Le riflessioni sull'Apocalissi di San Giovanni sono anche riflessioni sull'integrazione degli opposti della personalità: Giovanni esagera la visione apocalittica e le immagini dell'Ombra che quasi sembrano non avere niente in comune con Dio, in ogni caso non col Dio della pietà, come se la ricerca assoluta della luce nella vita cosciente poi provocasse l'emergenza eccessiva dell'Ombra dall'inconscio. Sul piano psicologico generale, "as a totality, the self is by definition always a complexio, and the more consciousness insists on its light nature and lays claim to moral authority, the more the self will appear as something dark and menacing" (103).

3. Il mito non è finzione, ma una forma particolare di realtà: "myth is not fiction: it consists of facts that are continually repeated and can be observed over and over again. It is something that happens to man, and men have mythical fates just as much as the Greek heroes do" (57).

4. Distingue tra visioni archetipiche e visioni patologiche, commentando le visioni di Ezechiele, che non sono distorte in senso patologico; sono bensì archetipiche e testimoniano di un momento storico: "they are a symptom of the split which already existed at that time between conscious and unconscious" (74).

5. Cos'è psicologicamente la religione: "religious statements are psychic confessions which in the last resort are based on unconscious, i.e. on trascendental, processes. These processes are not accessible to physical perception but demonstrate their existence through the confessions of the psyche. The resultant statements are filtered through the medium of human consciousness" (xii-xiii).


[Roberto Bertoni]